Agcom, una spinta per il digitale

Agcom, una spinta per il digitale

Enzo Mazza, presidente di FIMI, scrive a Punto Informatico: la strada verso l'enforcement di AGCOM è regolare e democratica. Nessuna censura, nessuna violazione dei diritti civili. Uno sguardo dal mondo dell'industria dei contenuti
Enzo Mazza, presidente di FIMI, scrive a Punto Informatico: la strada verso l'enforcement di AGCOM è regolare e democratica. Nessuna censura, nessuna violazione dei diritti civili. Uno sguardo dal mondo dell'industria dei contenuti

Nelle polemiche e nelle strumentalizzazioni del dibattito sulla questione Agcom forse molti hanno perso la memoria o forse non vogliono accettare ciò che emerge da un modello democratico di elaborazione regolatoria che mai come nel caso del provvedimento in itinere è stata praticata in Italia.

Ci sono alcuni punti che vale la pena di ricordare.

1) Agcom ha realizzato uno studio completo sul Diritto d’Autore sul quale ha raccolto commenti e organizzato audizioni con tutti i soggetti che ne hanno fatto richiesta.

2) Agcom ha elaborato un documento denominato “Lineamenti di provvedimento…” che ha posto in consultazione (una procedura diversa da quella comunemente utilizzata che prevede una consultazione su un vero e proprio regolamento). Su tali “Lineamenti” che possiamo dire che sono stati oggetto di una pre-consultazione, Agcom ha raccolto osservazioni e fatto audizioni, aperte a tutti i soggetti interessati.

3) L’eventuale regolamento finale sarà ovviamente posto ulteriormente in consultazione (lo prevedono le regole) e, cosa molto importante, dovrà essere notificato alla Commissione Europea come previsto dalla Direttiva sulla trasparenza, considerato che si tratta di una “regola tecnica”. Dunque avrà anche un filtro di compatibilità comunitaria.

Ci si chiede quindi dove si sarebbero consumati abusi di diritti civili e dove tale procedura sarebbe stata oscura.

Quanto alla sollevazione contro un provvedimento che sarebbe il primo nel Mondo a “censurare” la rete, vale la pena di ricordare che in Italia sono in vigore due procedure simili per le scommesse e la pedopornografia.
Procedure che sono state adottate senza alcuna iniziativa della società civile paragonabile a quella che si è scatenata per un provvedimento sul diritto d’autore.

Se guardiamo agli aspetti positivi del provvedimento possiamo ricordare che ad oggi, l’immissione di un brano musicale illegale su un blog costituisce una violazione punita penalmente, pertanto la procedura di richiesta di rimozione introdotta da Agcom è non solo una soluzione proporzionata e misurata, ma è in linea con quanto prevede la direttiva sul commercio elettronico, che prevede la cessazione dell’illecito qualora informato.
Già oggi peraltro la maggior parte dei content provider rimuove il contenuto illecito su richiesta del titolare dei diritti, quindi non si vede quale intervento “pesante” verrebbe introdotto con il provvedimento Agcom.

Sul fonte dei siti all’estero mi sembra evidente che già la scelta di diverse piattaforme illegali italiane di cercarsi server nella Repubblica Ceca, in Olanda o Svezia è dettata dal tentativo di evitare di essere coinvolti nelle denunce penali, segno della consapevolezza dell’attività illegale posta in essere.

Non si comprende quale violazione dei diritti civili vi possa essere dietro al blocco di un sito palesemente illegale come i noti paradisi illegali di giochi, di film e musica che tutti conoscono. Si tratta di siti, come molte inchieste della magistratura hanno già dimostrato, che operano raccogliendo pubblicità e che sono spesso gestiti da vere e proprie imprese criminali fatte di più soggetti collegati con la precisa volontà di delinquere.

Stabilito che questi devono essere i principali target dell’azione di Agcom, è evidente a tutti che la crescita dell’offerta legale di contenuti, che in Italia prosegue con sempre maggiori piattaforme che offrono contenuti musicali in download e streaming, anche gratuito, non può raggiungere i tassi di UK o Svezia, senza che l’offerta illegale sia messa a i margini o resa inoffensiva.

Noi abbiamo visto nella procedura di Agcom una soluzione alternativa al modello HADOPI e oggi più vicina alle necessità di una rete che costituisca un’opportunità di sviluppo.

Un’ultima annotazione sulla censura. Se c’è un settore che si è da sempre battuto contro la censura è proprio quello discografico.
Mai nessun artista ha dovuto rinunciare alla propria libertà di espressione nell’elaborare la propria creatività e mai nessun governo in Paesi democratici ha ottenuto che un album o una canzone fossero modificati o censurati perché per prima l’industria si è rifiutata di farlo.

Abbiamo un’autoregolamentazione che prevede avvisi ai consumatori sui contenuti espliciti ma i prodotti sono immessi in commercio senza tagli o interventi censori, quindi pensare che l’industria musicale possa in qualche modo favorire una qualsiasi attività censoria è una enorme falsità.

Enzo Mazza
presidente FIMI, Federazione industria musicale italiana
www.fimi.it
Confindustria

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
30 giu 2011
Link copiato negli appunti