Analisi/ Gli RFID nella PA italiana

Analisi/ Gli RFID nella PA italiana

Il braccio informatico del Governo, il CNIPA, vuole valutare e sperimentare gli RFID nei processi della Pubblica Amministrazione, dagli uffici agli ospedali, dai musei alle mense. Ecco perché
Il braccio informatico del Governo, il CNIPA, vuole valutare e sperimentare gli RFID nei processi della Pubblica Amministrazione, dagli uffici agli ospedali, dai musei alle mense. Ecco perché


Roma – Il CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) ha avviato un’iniziativa per valutare, nell’ambito delle tecnologie AIDC (Automatic Identification and Data Capture), la fattibilità di progetti RFID orientati al miglioramento della Pubblica Amministrazione (PA).

Per questo scopo ha costituito un gruppo di studio finalizzato a definire i vari aspetti tecnici e normativi che riguardano l’uso di questa tecnologia e a definire le iniziative sperimentali in questo campo.

L’RFID non è attualmente diffuso nella PA, ma i suoi impieghi potenziali possono essere particolarmente significativi, per esempio per la gestione documentale, per la gestione di beni patrimoniali e culturali, e per la tracciabilità alimentare in strutture sanitarie pubbliche.

Il fine del CNIPA, dunque, in un paese nel quale non mancano le società specializzate nel settore RFID che operano anche a livello internazionale, sarà dunque quello di promuovere l’impiego di queste tecnologie nella PA attraverso la valorizzazione del patrimonio di conoscenza nazionale che caratterizza le aziende di settore e di guidare e supportare le PA nella conoscenza e nell’impiego dell’RFID. SU queste premesse, nel primo semestre del 2006 si terrà un convegno di studio nel corso del quale saranno presentati i risultati delle audizioni.

Valutiamo più attentamente le motivazioni che hanno spinto il CNIPA verso l’RFID e l’impatto che queste tecnologie avranno nella PA.

Quotidianamente assistiamo a fatti (o misfatti) che in una società moderna andrebbero ritenuti inaccettabili: i dati forniti dallo stesso CNIPA per l’ambito sanitario parlano di 52.000 errori clinici nel 2005 (il 60% dovuto ad inefficienze, il 27% ad errori di dosaggio o scambio di farmaci, e il restante a diverse cause tra cui l’errata individuazione del paziente); molti casi di mense di caserme, scuole, ospedali dove sono serviti cibi di non sicura provenienza, scaduti o peggio adulterati; tempi biblici per l’elaborazione o la ricerca di una pratica; beni culturali che restano stipati in magazzini dimenticati nei sottoscala dei musei.

Solo la lungimiranza di alcuni amministratori in settori di nicchia, nel passato, ha permesso l’adozione di tecniche e tecnologie innovative per la riduzione degli errori, dei tempi e quindi dei costi, rendendo alcune parti della PA piccole isole felici più efficienti. Attualmente, questo dislivello tra i settori della PA non è più accettabile, sia per garantire un servizio paritario ad ogni cittadino, sia perchè il costo non è più sostenibile da un’economia in continua accelerazione e concorrenza con i mercati asiatici.

L’orientamento primario del CNIPA è quello di ridurre i costi della PA fornendo servizi sempre più innovativi e di qualità. Da un documento dello stesso CNIPA traspare l’idea che l’evoluzione tecnologica di ambienti ERP-CRM integrati con la tecnologia RFID possa portare a grandi innovazioni nella PA in quanto questa tecnologia permette di orientarsi verso:
– la tracciabilità di beni: nel flusso di controllo, per l’autenticazione, per la sicurezza, per l’archiviazione.
– la percezione dei bisogni delle persone: agire sulla base delle loro preferenze, desideri, necessità, salute e benessere.

Il ruolo del CNIPA è anche quello di evitare gli sprechi in direzioni di ricerca che evitino facili entusiasmi derivati da troppo frettolose analisi di mercato o da piani di fattibilità basati su stime illusorie. Per meglio incasellare questa attività analiticamente, il CNIPA spezza le attività strategiche di ricerca in sei fasi ben definite che attraverso un percorso graduale porta alla scelta sull’adozione o meno di una tecnologia. Allo stato, il CNIPA sulla tecnologia RFID si posiziona ancora nella primissima fase.

Coinvolgendo attivamente parti importanti della PA come il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Senato, il Ministero della Difesa, le ASL, la Scuola Superiore della PA ed il Poligrafico, il CNIPA ha ipotizzato le linee di azione necessarie per strutturare dei progetti atti alla riqualificazione della PA mediante la tecnologia RFID, suddividendoli in due categorie: applicazioni consolidate che possono essere implementate sin da subito ed applicazioni sperimentali che necessitano delle fasi di studio-prototipazione-verifica dei risultati.

Tra le applicazioni consolidate troviamo il “controllo accessi”, i “sistemi di pagamento”, la “gestione delle Biblioteche”, l'”identificazione e controllo animali di allevamento”. Queste applicazioni sono ormai di uso comune: il controllo accessi mediante tesserini RFID è all’ordine del giorno in molte realtà industriali; i sistemi di pagamento (carte di credito dei circuiti Visa e Mastercard) a breve conterranno il “chippettino” RFID per divenire senza contatto; la gestione delle biblioteche è una realtà come in Biblioteca Lancisiana a Roma (sistema Pergamon); l’identificazione degli animali di allevamento è un’applicazione ormai nota (ad esempio i veterinari applicano dei transponder 14443A agli animali domestici, opzionalmente al classico tatuaggio).

Le idee derivate dall’auditing effettuato dal gruppo di studio per le applicazioni sperimentali invece sono quelle che presumibilmente daranno grandi opportunità alla PA per ridurre i costi e rendere efficace la sua azione, come ad esempio:
– Per l’ambito sanitario: l’adozione di sistemi di tracciabilità per pazienti attraverso l’uso del bracciale elettronico, l’adozione di strumenti e procedure nuove come il carrello intelligente per i farmaci o lo scaffale intelligente, il tracking dei tessuti per trapianti, delle cartelle cliniche, delle sacche o bocce di sangue per trasfusioni, delle apparecchiature di pregio (defibrillatori, monitor parametrici, respiratori, ecc…), dei farmaci.
– Per l’ambito alimentare: l’adozione dei sistemi di tracciabilità alimentare associati ad un sistema di tracking dei pasti per mense di ospedali, scuole, caserme.
– Per l’ambito di archiviazione delle pratiche amministrative: l’adozione di sistemi di tracciabilità delle pratiche e dei faldoni attraverso l’uso di scaffali intelligenti e varchi di associazione tra chi “lavora la pratica” e le “pratiche prelevate” dall’archivio. Riqualificazione degli archivi mediante la riclassificazione degli stessi per unità fisiche con lo standard internazionale ISAD(G).
– Per la gestione del patrimonio culturale: l’adozione di sistemi di identificazione dei reperti archeologici o delle opere d’arte per migliorare lo stoccaggio del materiale non collocato in spazi museali, oltre la conoscenza in tempo reale della collocazione del patrimonio stesso.

E’ evidente che se l’uso dell’RFID nei progetti sperimentali dimostrerà la sua efficacia con una riduzione dei costi o con un aumento della qualità delle prestazioni erogate, il processo di innovazione che sta portando la PA verso l’uso della tecnologia RFID subirà un’accelerazione: questo determinerà, di conseguenza, anche un sempre maggiore impatto sul nostro stile di vita quotidiano. Ad esempio, in futuro potrebbe diventare finalmente possibile conoscere lo stato delle nostre pratiche semplicemente visitando un certo sito web.

Corrado Patierno

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Pubblicato il
14 mar 2006
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