Android, i produttori che generano insicurezza

Android, i produttori che generano insicurezza

Una ricerca britannica mette alla gogna i produttori di smartphone poco inclini a rilasciare tempestivamente gli aggiornamenti per Android, esponendo a rischi la maggior parte degli utenti dell'OS mobile
Una ricerca britannica mette alla gogna i produttori di smartphone poco inclini a rilasciare tempestivamente gli aggiornamenti per Android, esponendo a rischi la maggior parte degli utenti dell'OS mobile

L’Università di Cambridge ha pubblicato uno studio sullo stato della sicurezza dell’ecosistema Android, una piattaforma dipendente in larga misura dalle decisioni dei principali produttori di gadget mobile, e che in larga misura deve fare i conti con un rischio costante a causa dell’inerzia degli OEM nel rilasciare gli aggiornamenti per l’OS.

Sicurezza Android

Nel corso degli ultimi quattro anni, dice lo studio , una media dell’87 per cento dei dispositivi Android è risultata vulnerabile a potenziali attacchi da parte di app malevole: i nomi noti del settore si prendono troppo tempo per distribuire le patch pensate per chiudere le falle dell’OS, dicono i ricercatori, anche se alcuni produttori si comportano decisamente meglio di altri.

L’università ha realizzato una ” pubblica gogna ” consultabile online con la classifica dei succitati produttori, una lista dalla quale si evince che Google arriva prima degli altri con le patch per i suoi Nexus (5,2 su 10) ed è seguita da LG (4,0), Motorola (3,1), Samsung (2,7), Sony e HTC (2,5), Asus (2,4) e poi gli altri.
Più che mettere alla berlina i produttori, però, i ricercatori britannici dicono di ricorrere alla trasparenza sui nomi per avere ricadute positive sul mercato: gli utenti potranno scegliere un marchio in grado di fornire maggiori garanzie di sicurezza, mentre gli OEM saranno incentivati a fare meglio su quel fronte.

Che i rischi di sicurezza su Android siano esacerbati da una distribuzione non particolarmente solerte degli aggiornamenti è un fatto noto da tempo , anche se le cose sembrano essere destinate a cambiare grazie alla decisione di Google di imporre la distribuzione degli update con cadenza mensile , come fa Microsoft da tempo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 15 ott 2015
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