Apple/ Una WWDC nel segno del Leopardo

Apple/ Una WWDC nel segno del Leopardo

di D. Galimberti - La WWDC di Apple quest'anno non ha riservato grandi sorprese, confermando le novità che tutti si attendevano: in particolare i nuovi MacPro e Xserve e le prime informazioni su Leopard
di D. Galimberti - La WWDC di Apple quest'anno non ha riservato grandi sorprese, confermando le novità che tutti si attendevano: in particolare i nuovi MacPro e Xserve e le prime informazioni su Leopard

Lo scorso 7 agosto Apple ha organizzato, presso il Moscone Center di San Francisco, il suo tradizionale appuntamento con gli sviluppatori. Quest’anno la Worldwide Developer Conference (WWDC) non ha riserbato particolari sorprese, ma Apple è ugualmente riuscita a catalizzare l’attenzione di tutti svelando un’anteprima di Mac OS X 10.5, meglio noto come Leopard .

Prima di parlare del nuovo sistema operativo, vediamo i nuovi prodotti lanciati sul mercato da Apple. Il primo è MacPro, una workstation dotata di due processori Intel Xeon Serie 5100 , ciascuno dotato di 4 MB di cache L2 condivisa e front-side bus a 1,33 GHz indipendenti. La scelta di questi processori era scontata: gli Xeon 5100 sono infatti gli unici chip a 64 bit di Intel in grado di supportare il multiprocessing, ed Apple aveva bisogno di due processori a doppio core per poter rimpiazzare degnamente i PowerMac Quad G5.

“Apple ha completato con successo la transizione all’utilizzo dei processori Intel in appena sette mesi: in 210 giorni, per l’esattezza”, ha affermato Steve Jobs, CEO di Apple, durante il WWDC 2006. “Nessun prodotto poteva essere migliore per completare la transizione rispetto al nuovo Mac Pro, la workstation che gli utenti Mac hanno sempre sognato”.

Il nuovo MacPro è già in vendita con tempi di consegna stimati fra i 3 e 5 giorni e diverse opzioni di configurazione: processori da 2 a 3 GHz, fino a 16 GB di memoria DDR2 fully-buffered ECC a 667 MHz, schede grafiche di vario tipo (in grado di gestire anche due monitor Cinema HD Display da 30 pollici) e fino a 4 hard disk SATA da 500 GB, per un totale di 2 TB di spazio disco: questi ultimi possono essere aggiunti sfruttando gli slot “direct attach”, che ne permettono un’installazione immediata e senza cavi.

I prezzi ovviamente variano a seconda della configurazione: si parte da un minimo di 2.150 euro ma si può arrivare fino a 13.000 aggiungendo tutto l’immaginabile. La configurazione consigliata da Apple, con processori a 2,66 GHz, 1 GB di RAM, SuperDrive Dual-Layer e un solo HDD da 250 GB, ha un prezzo che si attesta intorno ai 2.500 euro (IVA inclusa).

Stando da Apple, il nuovo MacPro ha prestazioni che, a seconda dei modelli e dei test, sono fra le 1,3 e le 1,8 volte superiori rispetto al “vecchio” PowerMac Quad G5. Un buon incremento, anche se bisogna considerare che il G5 è un processore nato nel 2003 (seppur revisionato varie volte), che gira a clock inferiori, che ha meno cache, e che è inserito in una macchina con architettura più vecchia.

Il passaggio a MacPro porta benefici soprattutto a coloro che utilizzano applicazioni nel formato Universal Binary, capaci di girare nativamente sui processori Intel. Per il software tradizionale bisogna invece mettere in conto l’impatto negativo che l’emulatore Rosetta ha sulle performance. Apple ha saggiamente lasciato a listino i PowerMac G5, la cui versione Quad costa ancora più del nuovo MacPro.

Anche la linea di server Xserve ha goduto dello stesso aggiornamento di processori. Qui l’incremento di prestazioni è più sensibile, in quanto le configurazioni a due processori G5 a singolo core sono state sostituite da configurazioni con due Xeon a doppio core. I nuovi Xserve saranno disponibili ad ottobre.

Fin qui tutto nelle previsioni, tant’è che chi si aspettava altre novità è rimasto un po’ deluso. Personalmente speravo in una pronta adozione dei processori a 64 bit Core 2 Duo su iMac e MacBookPro, ma se Apple vuol restare sulla cresta dell’onda questo passaggio arriverà comunque molto presto: probabilmente non si voleva rubare troppo spazio al vero protagonista della WWDC 2006, Leopard.

Come già noto, Leopard sarà un sistema a 64 bit capace di sfruttare a fondo le nuove generazioni di processori x86 di Intel. Questa nuova revisione del sistema operativo di Apple, il cui rilascio è atteso per la primavera del 2007, porterà con sé diverse novità di rilievo, alcune delle quali svelate proprio durante l’ultima WWDC.

Cominciamo col dire che tutte le componenti del sistema saranno a 64 bit, e che i 64 bit saranno disponibili a livello globale per tutte le applicazioni; nonostante ciò, e a differenza di quanto avvenne precedentemente col passaggio ai 32 bit, le applicazioni a 32 bit gireranno nativamente, senza alcun layer di emulazione.

La prima caratteristica di Leopard svelata da Jobs è la Time Machine. Si tratta sostanzialmente di un sistema automatico di back-up che permette di ripristinare i dati in maniera totale o selettiva. Sebbene una utility di back-up non sia niente di rivoluzionario, la modalità con la quale Apple ha realizzato questa funzionalità è decisamente originale: direttamente dalle applicazione interessate possiamo “tornare indietro nel tempo” per cercare visivamente i dati che abbiamo erroneamente cancellato. Parlando per esempio di immagini, direttamente da iPhoto possiamo “sfogliare” la libreria dei giorni passati fino a vedere le immagini che stavamo cercando.

Time Machine fa automaticamente il back-up di qualsiasi cosa presente nel Mac su un hard disk esterno o su Mac OS X Server. Nell’eventualità che un file venga perso, gli utenti possono cercarlo indietro nel tempo utilizzando un’apposita interfaccia grafica alla cronologia.

Altra novità di Leopard sarà l’integrazione di un sistema di desktop virtuali, chiamato Spaces. Anche in questo caso nessuna invenzione da parte di Apple: i desktop virtuali esistono da tempo e per chi li vuole utilizzare sono disponibili in Mac OS X tramite utility di terze parti, anche gratuite. Ancora una volta, però, la realizzazione di Apple aggiunge un pizzico di originalità per rendere questa funzione ancora più agevole: con un effetto tipo Exposé possiamo vedere tutti i desktop virtuali (fino a 16) nello stesso istante, e spostare – come nella tradizione Unix – le applicazioni o le finestre da un desktop all’altro; inoltre sarà possibile associare ogni applicazione ad un determinato desktop, creando di fatto degli spazi di lavoro (da cui il nome “Spaces”) configurabili a piacere dall’utente.

Un’altra novità di Leopard, per molti versi più interessante, riguarda l’ampliamento delle tecnologie Core: dopo Core Audio, Core Image e Core Video, arriva anche Core Animation. Grazie a questa nuova tecnologia, basata su OpenGL, gli sviluppatori potranno realizzare con poche istruzioni delle animazioni complesse contenenti immagini, video, testo, e quant’altro, il tutto definendo solo i frame iniziali e finali, ed eventualmente altri frame “chiave”. Core Animation si occuperà di gestire layer, movimenti, rotazioni e quant’altro. Le demo mostrate durante il keynote sono davvero notevoli se si tiene conto della semplicità con la quale sono state realizzate, e potete averne un assaggio qui .

Il resto sono tutti miglioramenti di funzioni o aggiornamenti di applicazioni già esistenti, a partire da Xcode, che nella nuova versione includerà Objective-C 2.0 e, ovviamente, il pieno supporto ai 64 bit dei processori Intel (quest’ultima caratteristica è già disponibile nell’aggiornamento 2.4 rilasciato nei giorni scorsi).

L’accesso universale sarà dotato di nuove funzioni, come il supporto all’alfabeto Braille, mentre il VoiceOver verrà finalmente localizzato in tutte le lingue supportate da Mac OS X e arricchito di un nuovo sintetizzatore vocale ancora più realistico.

La versione di Spotlight contenuta in Leopard cercherà i documenti non solo sulla propria macchina, ma anche tra i documenti condivisi dalle macchine in rete, molto utile per chi ha più Mac, per gli uffici, o per le ricerche su server.

Perfezionamenti anche ad iChat, che offrirà la possibilità di far vedere agli altri non solo ciò che è ripreso dalla videocamera, ma anche presentazioni di Keynote, slide-show, ecc., diventando a tutti gli effetti uno strumento completo per le videoconferenze.

Per quanto riguarda Dashboard e relativi widget, è stato creato un editor per poter creare widget personali (anche se in maniera limitata, visto che si parte da modelli “preconfezionati”), e sono state aggiunte nuove possibilità, come quella di spostare i widget direttamente sul desktop (operazione già possibile cambiando un’impostazione di sistema tramite terminale), o quella di ridurre a widget qualsiasi porzione di pagina web, come le news, lo stato di un’asta su eBay o grafici di borsa.

A livello di applicazioni, si avranno sensibili miglioramenti anche in Mail: a parte i modelli per impaginare foto (di dubbia utilità, anche se faranno la felicità di molti), nella nuova versione ci sarà la possibilità di aggiungere note, cose da fare, e appuntamenti, il tutto integrato con iCal, anch’esso aggiornato per l’occasione e in grado di gestire calendari multipli di più utenti coordinati da un server.

Ovviamente Leopard includerà la versione definitiva di Boot Camp , e tutte quelle applicazioni che finora erano fornite solo su certe macchine, come Front Row e Photo Booth.

Questo è tutto quello che Apple ha svelato su Leopard, ma in realtà potrebbe esserci ancora molto altro: si parla di un Finder completamente riscritto, evoluzione dei metadati associati ai file, e qualcuno ha ipotizzato anche un cambio di file system. In ogni caso mancano ancora almeno 6 mesi al lancio di Mac OS X 10.5, quindi di tempo per perfezionare altre novità ce n’è a sufficienza, e nel corso del Mac Expo di gennaio probabilmente avremo ulteriori notizie; allo stato attuale delle cose abbiamo avuto solo una veloce panoramica in base alla quale non è possibile dare dei giudizi finali su come sarà Leopard.

A parte l’inevitabile entusiasmo per l’evento, gli utenti mostrano un cauto ottimismo nei riguardi delle novità: il nuovo hardware è ottimo ed offre delle possibilità di configurazione come nessun altro Mac ha mai avuto in passato, ma alcuni utenti professionali sono però ancora in attesa della conversione in Universal Binary delle applicazioni che utilizzano quotidianamente (vedi Photoshop e tutta la suite Adobe), conversioni che realisticamente potrebbero arrivare a ridosso del rilascio di Leopard.

Per quanto riguarda il nuovo sistema operativo, alcune novità sono interessanti (Core Animation e Xcode in particolare, soprattutto per gli sviluppatori) e i miglioramenti rispetto a Panther sono consistenti, ma qualcuno si attendeva qualcosa di più, qualcosa che magari sarà presente nella versione finale ma che per ora non è ancora stato svelato. A confermare questa sensazione possiamo notare come al termine del keynote il titolo AAPL abbia risentito di un leggero ribasso, anche se è difficile intuirne le cause, soprattutto dopo i forti rialzi della settimana precedente: secondo alcuni analisti, durante questo evento Apple avrebbe dovuto presentare nuovi modelli di iPod o addirittura il fantomatico iPhone. In realtà, il discorso di apertura di una conferenza per sviluppatori non era certo il palcoscenico ideale per questo tipo di annunci, ma forse gli investitori non sono della stessa opinione, oppure anche loro si aspettavano un maggior numero di novità, sia hardware che software. Se per il software sarà necessario attendere diversi mesi prima di scoprire ulteriori dettagli, per quanto riguarda l’hardware ulteriori novità potrebbero arrivare molto presto con l’adozione dei processori Core 2 Duo sui MacBook Pro e sugli iMac (magari già dal prossimo mese), mentre il rilascio di nuovi modelli di iPod avverrà probabilmente in autunno.

Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
28 ago 2006
Link copiato negli appunti