Articolo21/ Il Pirata ed il Pinguino

Articolo21/ Il Pirata ed il Pinguino

Dal sito delle libertà civili una replica ai molti commenti generati dall'articolo sulle licenze OEM e sull'atteggiamento Microsoft verso i rivenditori di computer. Con uno sguardo al free software e alla concorrenza nel settore
Dal sito delle libertà civili una replica ai molti commenti generati dall'articolo sulle licenze OEM e sull'atteggiamento Microsoft verso i rivenditori di computer. Con uno sguardo al free software e alla concorrenza nel settore


Roma – Come sempre accade quando si parla delle strategie tecnico-commerciali del gigante di Redmond, l’articolo sulle licenze OEM pubblicato da Articolo21 e Punto Informatico lunedì scorso non ha mancato di sollevare giudizi di vario genere, sia da utenti Microsoft che da sostenitori dell’open source.

Sui commenti della comunità open source, c’è poco da dire. Il “free software” (free nel senso di “libero”, non semplicemente “gratuito”) avanza su tutti i fronti, mettendo in discussione la leadership di Microsoft soprattutto sul settore dei server aziendali, dove Windows 2000 tarda ad affermarsi e l’ascesa di Linux, sostenuta da giganti dell’informatica come IBM, sembra ormai inarrestabile.

Per gli utenti di Linux, pagare la preinstallazione del sistema operativo equivale al versamento di una sorta di balzello ingiusto ed immotivato, dato che la licenza di Windows non verrà mai utilizzata su quel computer.

Le opinioni degli utenti affezionati di Windows e degli OEM sono invece molto discordanti tra loro e cercherò, in questo breve articolo, di riassumere quelle più interessanti dal nostro punto di vista.

Alcuni ci hanno rimbrottato, ricordandoci che l’articolo originale cui facciamo riferimento (pubblicato dal giornale telematico inglese “The Register”) è vecchio di qualche mese, e che quindi sarebbe “minestra riscaldata”.

L’informatica è un mondo in costante evoluzione e crescita, ogni giorno i produttori di hardware e software si sfidano nel produrre processori sempre più veloci, schede video più performanti, nuove versioni di applicativi di vario genere e, naturalmente, di sistemi operativi. Questo tipo di atteggiamento, che vede come protagonisti principali la famosa “WinTel” (Microsoft e Intel), ha evidentemente corroso la mentalità di alcuni di noi, portandoci a credere che qualunque cosa uscita l’altro ieri sia già da considerarsi parte del passato, e che le politiche commerciali di un’azienda cambino alla stessa velocità del clock delle CPU.

Ci sarebbe da meravigliarsi allora del fatto che la gente studi sui libri di storia e non sui giornali di attualità: la realtà è che “la conoscenza non conosce obsolescenza”, e che le politiche commerciali di un’azienda delle dimensioni di Microsoft non si cambiano da un mese all’altro, ma sono il risultato di anni di strategie più o meno volte all’azzeramento della concorrenza.

Gli utenti di Netscape, ad esempio, ben ricordano il vespaio di polemiche sollevato dall’opinione pubblica all’annuncio di Microsoft di voler integrare il suo browser Explorer all’interno di tutte le copie del sistema operativo più usato al mondo. Di fatto Netscape, privata oggi di una leadership allora considerata inattaccabile, è stata l’obiettivo dichiarato di una battaglia vinta in partenza, la prima vittoria di Microsoft ottenuta con il metodo del “Bundling”, ovvero dell’offerta combinata, in questo caso browser e sistema operativo.

L’associazione di Windows ad ogni computer venduto altro non è che la riproposizione in chiave attuale dello stesso metodo: tutti i PC dovrebbero, secondo la visione Microsoft, uscire dalle fabbriche e dai negozi con il sistema operativo Windows preinstallato. Tutti coloro che non intendono acquistare Windows contestualmente al PC dovranno essere schedati e segnalati a Microsoft, che, in cambio della delazione, fornirà al negoziante regali e gadget, alla faccia della tanto decantata Customer Satisfaction…

E ‘ ovvio che, trovando una copia di Windows obbligatoriamente installata nel proprio PC, si verrà disincentivati dall’acquistare una distribuzione di Linux, o di qualunque sistema operativo, perché Windows sarà già pronto e preconfigurato su tutte le nuove macchine. Non potendo battere Linux sul piano delle prestazioni e del prezzo del software (Netscape era a pagamento, Explorer gratuito), il gigante di Redmond ha scelto la strada più facile: far sì che ogni computer distribuito dalla sua rete OEM (che comprende tutti i maggiori produttori di hardware al mondo) abbia Windows preinstallato e la vendita dei pc “nudi”, cioè senza sistema operativo, sia scoraggiata il più possibile… perché “copiare software è reato”.

La pirateria, nell’informatica mondiale ed in quella italiana in particolare, è un fenomeno che è sempre esistito, e sempre esisterà. Di tutte le installazioni di programmi come Office in ambiente diverso da quello aziendale, quante sono quelle pirata confronto a quelle legali? In quanti hanno speso, per la licenza di un programma di office automation, l’equivalente del costo dell’intero PC, monitor incluso?

Eppure, questo non ha impedito alla Microsoft di veder crescere esponenzialmente gli utili negli ultimi anni, evidentemente perché la pirateria del software era stata preventivata sin dall’introduzione delle prime versioni dei sistemi operativi Microsoft.

Ritengo comunque più valido dal punto di vista delle mie libertà professionali essere in grado di decidere se volere la preinstallazione di Windows oppure no, ferma restando la mia responsabilità davanti alla legge in caso di pirateria del software. Microsoft, comunque, non è “La legge”, e non ritengo giusto essere inserito in una “lista nera” e segnalato come potenziale “pirata” destinato a far ottenere al mio punto vendita di PC i fantastici gadget di Microsoft, solo per non aver voluto l’installazione di Windows sul mio nuovo PC.

Per quanto riguarda i test sull’hardware, la preinstallazione di Windows non è necessaria per testare la funzionalità del mezzo: basta avviare un CD autoinstallante di un qualsiasi sistema operativo e vedere se funziona; esistono poi appositi test kit per assemblatori professionisti, che aiutano a raggiungere una doppia soddisfazione per l’utente finale: quella di poter scegliere il sistema operativo e quella di disporre di un hardware testato con metodi all’avanguardia e quindi affidabile.

Un esempio, nella vita reale, può essere quello di recarsi dal proprio rivenditore di cellulari e, invece del solito pacchetto con cellulare più scheda, chiedere di acquistare il solo apparecchio telefonico. Mettiamo ora il caso in cui, per ridurre il furto dei cellulari, i gestori telefonici rendano obbligatorio acquistare insieme cellulare e scheda, rendano il telefonino compatibile con un solo gestore e incentivino il rivenditore a segnalare ai gestori stessi il nome di chi vuole solo il cellulare, senza la scheda.

Ovviamente il confronto è volutamente paradossale: ma non è dando del pirata a un potenziale utente di Linux che Microsoft salverà il mondo dalla pirateria informatica. Sarebbe piuttosto il caso di puntare l’attenzione verso altri pirati, quelli che approfittano delle molteplici vulnerabilità di Windows per danneggiare altre persone e creare sempre meno fiducia nei confronti del commercio elettronico e della tanto sbandierata Net-Economy.

Antonello Iunco
Articolo21

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Pubblicato il
14 mag 2001
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