Beats vuole dire addio ad HTC

Beats vuole dire addio ad HTC

Le indiscrezioni si fanno insistenti e l'azienda non smentisce. In ballo c'è il 25 per cento delle azioni. E un futuro diverso da quello che a Taiwan sono in grado di offrire
Le indiscrezioni si fanno insistenti e l'azienda non smentisce. In ballo c'è il 25 per cento delle azioni. E un futuro diverso da quello che a Taiwan sono in grado di offrire

Beats, produttrice di dispositivi audio di fascia alta e partecipata da HTC, vuole liberarsi del suo socio in affari: dopo aver riacquisito la metà del capitale azionario in mano al partner taiwanese, l’azienda californiana sarebbe pronta ad accettare l’aiuto di un nuovo investitore per liquidare le quote altrui e provvedere a ristrutturare il debito.

HTC d’altronde naviga in acque agitate: questo trimestre potrebbe essere estremamente negativo, stando a quanto anticipato dalla stessa azienda, e Beats che invece è in ascesa vive con malessere la coabitazione con quello che nel 2011 doveva essere un socio strategico. Per HTC la collaborazione avrebbe dovuto significare maggiore presa sul pubblico statunitense , per Beats un’occasione per allargare il proprio giro d’affari infilando le proprie cuffie e le proprie tecnologie in un prodotto di elettronica di largo consumo in ascesa come lo smartphone.

Qualcosa non ha funzionato: Beats ha fatto registrare una decisa crescita, HTC ha progressivamente rallentato. La sinergia sperata non si è concretizzata. L’azienda californiana si è già riappropriata della metà delle azioni cedute a Taipei, e ora punta a riacquistarne il resto per tornare a essere indipendente e pianificare al meglio le proprie strategie che vanno oltre cuffie da non meno di 100 dollari a confezione. Il Wall Street Journal dipinge un quadro molto complesso, fatto di ristrutturazione del debito e dell’entrata di un nuovo socio di minoranza, con l’obiettivo di allargarsi a nuovi settori e acquisire nuove partnership.

Per HTC l’uscita da Beats potrebbe non essere una cattiva idea: qualche milione da mettere sulla casella delle entrate non guasterebbe (anche se quasi certamente ci sarà da registrare una perdita sull’investimento complessivo, non fosse altro per la mancata rivalutazione del capitale in questi anni). Gli analisti concordano che non è questa la strada giusta per il produttore taiwanese, che più che concentrarsi nel marketing ha un estremo bisogno di rivedere il proprio canale di distribuzione e la catena di fornitura per ottimizzare i costi e rendersi più competitiva sul mercato. Anche in settori, come la fascia bassa del mercato, dove la sua ammiraglia One non può arrivare.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
21 ago 2013
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