Brevetti genetici, si va in tribunale

Brevetti genetici, si va in tribunale

Un giudice statunitense ha decretato il via libera per una causa relativa alla proprietà intellettuale sul materiale genetico umano. Proprietà intellettuale della Natura, sostiene l'accusa, non dell'uomo
Un giudice statunitense ha decretato il via libera per una causa relativa alla proprietà intellettuale sul materiale genetico umano. Proprietà intellettuale della Natura, sostiene l'accusa, non dell'uomo

Dal Giudice Distrettuale di New York Robert W. Sweet arriva una decisione destinata ad avere effetti potenzialmente dirompenti sui brevetti di materiale genetico. Sweet ha deciso che la discussa pratica di richiedere – e ottenere – i diritti di sfruttamento intellettuale su pezzetti di proteine e nucleotidi presenti nel corredo genetico umano può essere contestata in tribunale, e l’accusa si dice ben decisa a dimostrare che la natura non è brevettabile né “sfruttabile” tramite qualche banale diritto di copyright.

La causa, la prima di questo genere, vede contrapporsi American Civil Liberties Union e Public Patent Foundation presso la Benjamin Cardozo School of Law da un lato, e la società di Salt Lake City Myriad Genetics assieme al Patent and Trademark Office dall’altro. Secondo quanto sostengono le organizzazioni ACLU e PPF, i brevetti concessi dall’ufficio dei brevetti alla società di ricerca, riguardanti i diritti esclusivi di sfruttamento di due geni in grado di individuare i segni premonitori del cancro al seno o alle ovaie nelle donne, non hanno ragion d’essere perché violano la libertà di parola e restringono grandemente le possibilità della ricerca scientifica.

I geni BRCA1 e BRCA2 sono due tra le centinaia di componenti del genoma umano attualmente oggetto di brevetti o applicazioni di brevetto , e la decisione del giudice Sweet potrebbe portare all’ apertura di nuove cause contro società parimenti impegnate ad apporre il proprio marchio sul materiale genetico esistente in natura.

“L’opposizione ai brevetti in causa solleva questioni di difficile rilevanza legale – scrive il giudice – concernenti le protezioni costituzionali sulle informazioni che servono da identità genetiche e la necessità di adottare politiche in grado di promuovere l’innovazione scientifica e la ricerca biomedica”. “L’utilizzo diffuso di informazioni sulle sequenze genetiche come fondamento per la ricerca biomedica implica che la risoluzione di queste problematiche avrà implicazioni di notevole portata – continua Sweet – non solo per le cure mediche su base genetica e la salute di milioni di donne che si trovano a dover affrontare lo spettro del cancro al seno, ma anche per i destini futuri della ricerca biomedica”.

Secondo ACLU e PPF, i brevetti su BRCA1 e BRCA2 che da oltre 10 anni sono assegnati a Myriad Genetics non hanno alcuna sussistenza legale perché riguardano componenti esistenti in natura di per sé, Myriad non ha in alcun modo inventato, creato o “ingegnerizzato” i suddetti geni limitandosi a scoprirne l’esistenza e descrivere le informazioni in essi codificate.

Il monopolio di fatto assegnato a Myriad inibisce ad altri ricercatori lo sviluppo di metodi di indagine e mortifica la ricerca scientifica, sostiene l’accusa, configurandosi come una flagrante violazione del Primo Emendamento della Costituzione statunitense sulla libertà di pensiero. Sweet ha deciso che tali accuse valgono ben una causa in tribunale con tutti i crismi del caso, mentre Myriad aveva provato a liquidare la questione come una pretesa senza basi legali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 nov 2009
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