BT blocca migliaia di accessi a pedositi

BT blocca migliaia di accessi a pedositi

Esultano i fautori dei filtri: sono bloccate ogni giorno più di 230mila richieste di accesso a siti considerati illegali da parte degli utenti britannici. Polemizzano i provider
Esultano i fautori dei filtri: sono bloccate ogni giorno più di 230mila richieste di accesso a siti considerati illegali da parte degli utenti britannici. Polemizzano i provider


Londra – Con una nota che ha rapidamente alzato molta attenzione, British Telecom ha confermato che l’operazione CleanFeed funziona e che ogni giorno i propri filtri bloccano più di 230mila tentativi di accesso a siti dai contenuti pedopornografici.

BT, che ha tenuto a sottolineare come i siti bloccati siano quelli listati dall’associazione che si batte contro il pedoporno, la Internet Watch Foundation – IWF , considera i risultati non solo un grande successo per i filtri ma anche un allarmante segno della grande richiesta di questo genere di materiali su Internet.

Ed è di questo che parla anche IWF in una nota dove definisce questi dati notevolissimi perché “sapevamo che sarebbero stati significativi ma non immaginavamo questi numeri”. IWF ha anche ribadito che il blocco è dovuto al fatto che “l’accesso consapevole” a questi siti potrebbe portare cittadini britannici “a commettere reati previsti dalle leggi inglesi” e, dunque, “impedendo l’accesso a quei contenuti, BT sta proteggendo i propri servizi e i propri abbonati”. Va peraltro specificato che chi si connette con altri fornitori non viene bloccato.

Molto meno entusiasta di IWF, invece, l’associazione dei provider inglesi ISPA a cui pure BT ha offerto le proprie tecnologie di filtro. In una nota, ISPA da un lato riconosce l’importanza di combattere il pedoporno e dall’altra ritiene che i dati possano essere gonfiati , dando così l’impressione che vi siano utenti interessati al pedoporno in numero molto maggiore rispetto alla realtà dei fatti. Ma si tratterebbe anche di filtri sostanzialmente inutili .

Tra i dubbi posti da ISPA il fatto che non si sappia se CleanFeed conti soltanto i tentativi di scaricare materiali da un certo sito o quelli di accedere alle pagine del sito stesso, il che significa che se si scarica una pagina piena di foto, per esempio, ogni foto potrebbe essere misurata a parte, generando quindi rapidamente numeri molto elevati a fronte dell’attività di un solo utente .

Non solo, CleanFeed presenta, a chi prova ad accedere a certi siti, una pagina di errore che, secondo ISPA, potrebbe indurre gli utenti a ritentare l’accesso, aumentando quindi in questo modo ulteriormente i click misurati . Il tutto senza contare click casuali da pagine di risultati di motori di ricerca e quelli generati dai crawler dei motori stessi e via dicendo.

Nella sua nota, ISPA si riserva dunque di analizzare in profondità le tecnologie usate da BT ma avverte che ogni provider ha le proprie infrastrutture e piattaforme. E, soprattutto, spiega come il blocco degli accessi potrà servire al “navigatore casuale” ma “di certo non ferma la distribuzione organizzata di certe immagini , non impedisce a migliaia di nuovi siti di proporre certe immagini né impedisce che i bambini subiscano violenza”.

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Pubblicato il
22 lug 2004
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