Cassandra Consiglia/ Apple e FBI, a malignare si fa peccato, ma a volte...

Cassandra Consiglia/ Apple e FBI, a malignare si fa peccato, ma a volte...

di D. Giorio - Da millenni esistono lucchetti e da millenni la giustizia può chiedere collaborazione per violarli. Ma non si è mai imposta la creazione di un passepartout
di D. Giorio - Da millenni esistono lucchetti e da millenni la giustizia può chiedere collaborazione per violarli. Ma non si è mai imposta la creazione di un passepartout

La necessità di custodire valori e segreti è antica quanto il mondo. Persone perbene che guadagnano onestamente il pane col loro lavoro e che altrettanto onestamente raccolgono documenti personali per gestire la propria vita ed il loro futuro sentono l’esigenza di conservare i propri beni e le proprie idee in un luogo sicuro, tale che i mariuoli non possano mettervi le mani, mentre i disonesti, pur per motivi diversi, hanno la stessa esigenza, ovvero tenere nascosti i propri guadagni illeciti e le prove delle loro colpevolezza.

Per questo sono state inventati nascondigli segreti, serrature, casseforti, cassette blindate. Pensiamo che la prima chiave di cui si abbia conoscenza – in legno – risale al 700 a.C. e si trovava nell’attuale Iraq, segno che assieme alle prime civiltà complesse sono nate anche le serrature. Mi sorprenderei se gli uomini di Neanderthal non avessero qualche nascondiglio segreto, qualche buca tenuta nascosta dove conservare i propri tesori.

Altrettanto antica è la necessità di penetrare questi rifugi per necessità d’indagine o per eseguire un’ordinanza: ancora oggi si favoleggia di tesori nascosti come quello dei Templari o dei Catari, sfuggiti alle grinfie di una giustizia più o meno giusta. Per non parlare dei sopracitati mariuoli, che hanno sempre cercato di superare le difese per appropriarsi del bottino.

Con l’avvento dell’informatica nulla è cambiato: se prima i dobloni e le liste dei cospiratori venivano nascosti e protetti, oggi il numero di telefono dell’amante ed i codici bancari vengono conservati su supporti elettronici, sempre più piccoli e trasportabili, protetti da chiavi elettroniche più o meno sofisticate. E, esattamente come prima, i magistrati inquirenti hanno la necessità di superare queste protezioni per seguire i vari filoni d’indagine, prevenire ulteriori crimini o smantellare le reti terroristiche. Come prima si chiedeva al fabbro o al costruttore di aprire la cassaforte, oggi si chiede all’hacker oppure a Apple di sbloccare i segreti custoditi all’interno del dispositivo elettronico, di solito con la piena collaborazione di quanti hanno interesse ad aiutare la giustizia.

È così da millenni, e non si vede perché ciò che funziona si debba cambiare: i vecchi metodi sono sempre buoni, altrimenti non sarebbero diventati vecchi!

Sorprende dunque la disputa fra Apple ed FBI, ed i maligni potrebbero chiedersi se non vi sia sotto qualcos’altro che va al di là dell’indagine specifica: la richiesta della United States District Court for the Central District of California , ampiamente diffusa pubblicamente attraverso i media di tutto il mondo, di realizzare del codice specifico che consenta di superare le difese del telefono di un terrorista, macchiatosi di un crimine piuttosto odioso, esorbita la – legittima – necessità di accedere a quello specifico apparecchio e punta ad un sistema che potenzialmente compromette tutti gli apparecchi in commercio.

Un po’ come se un giudice, dovendo aprire una specifica cassaforte per indagare su un particolare delitto, ordinasse a tutti i costruttori di realizzare serrature apribili con una chiave universale da consegnare alla magistratura. Se nessuno ci ha mai pensato in oltre 2700 anni di storia della chiave forse c’è un motivo.

Mentre non sorprende il rifiuto da parte di Apple di aderire alla richiesta, stupisce invece che con grandi rulli di tamburi l’FBI abbia annunciato al mondo di essere riuscita a superare le difese elettroniche, forse con l’ausilio di un’azienda israeliana.

Se erano in grado di farlo, perché non lo hanno fatto prima, ed in silenzio? Se Apple si è rifiutata di eseguire un ordine (legittimo?) della magistratura, perché si è semplicemente ritirata la richiesta e non si è chiamata l’azienda a risponderne? Che interesse c’era ad avere un sistema operativo debole, potenzialmente installabile su ogni apparecchio della casa? E perché si è data così tanta risonanza mediatica alla questione?
Immagino che solo i maligni possano pensare che si sia voluto sfruttare un crimine particolarmente d’impatto per fare accettare alla popolazione, con ua annuncio pubblico, un baratto fra la riservatezza ed una presunta sicurezza. Vedremo se questi maligni avranno la soddisfazione di vedere definitivamente sepolta la questione, oppure se verrà riproposta alla prossima occasione.

Diego Giorio

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Pubblicato il
8 apr 2016
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