Per un'anagrafe fiscale sostenibile

Per un'anagrafe fiscale sostenibile

di Marco Calamari - Di fronte alle cosiddette emergenze, prima i pedofili poi i terroristi e infine gli evasori, finiscono nel dimenticatoio le libertà dell'individuo riconosciute dalla Costituzione. Perché?
di Marco Calamari - Di fronte alle cosiddette emergenze, prima i pedofili poi i terroristi e infine gli evasori, finiscono nel dimenticatoio le libertà dell'individuo riconosciute dalla Costituzione. Perché?

Il mio commento della scorsa settimana, che criticava la proposta di estendere l’anagrafe fiscale a scapito della privacy dei cittadini italiani, ha prodotto un notevole flusso di opinioni e commenti in molte sedi. Questi commenti sono spesso a favore della nuova anagrafe fiscale; in estrema sintesi possono essere suddivisi in due gruppi:
1. “Vale la pena di rinunciare ad un po’ di privacy, così tutti pagheranno le tasse.”
2. “Contribuire al finanziamento dello stato è un dovere costituzionale che deve essere imposto, anche a scapito della privacy dei cittadini”

È interessante non concentrarsi sui dettagli di questi enunciati, ma esaminarli nel loro complesso. Portando l’attenzione a questo livello, consideriamo questi altri due enunciati diffusamente accettati:
1. “Vale la pena di rinunciare alla privacy per avere più sicurezza”
2. “La lotta al terrorismo è un dovere di tutti, rispetto alla quale ogni altra considerazione è secondaria”

Ed applicando alcune equivalenze, otteniamo rapidamente: lotta all’evasione = lotta al terrorismo. E generalizzando queste equazioni otteniamo che “Privacy e diritti civili sono secondari a qualunque esigenza dello Stato e della Comunità” .

Questo strano risultato deriva da una sottostante equivalenza di premesse, quella di considerare i diritti civili dei cittadini, sanciti anche loro dalla Costituzione Italiana, come “principi di seconda categoria”, da sacrificare prontamente al presunto “bene generale” di moda, ieri la lotta al terrorismo, oggi l’equità fiscale, domani….

Non possono esistere principi costituzionali di “prima” e “seconda” categoria, ed i diritti delle persone non possono essere considerati sempre subordinati a quelli della comunità; è necessario e naturale considerarli equipollenti e trovare, caso per caso, un equilibrio tra i due.

L’alternativa è passare direttamente ad uno stato totalitario, ad un conformismo imposto per legge, situazione più volte vista nella storia e nella letteratura, ed a cui tutti, almeno a parole, sono contrari. Siamo di nuovo al punto di partenza, e risolvere la contraddizione è possibile solo mediando tra principi di uguale dignità, bene comune e diritti della persona.

Per chi ha a cuore i diritti della persona, cedere sempre allo sbandieramento della minaccia dei terroristi, dei pedofili, dei criminali, degli evasori non è un’opzione praticabile; significa cedere sempre e su ogni questione.

Nella cultura anglosassone la ricerca di un equilibrio tra diritti individuali e collettivi è stato sempre oggetto di dibattito e ha rappresentato uno strumento per la ricerca di un equilibrio nel contratto sociale. In quella europea purtroppo no; i diritti individuali sono sanciti, ma valutati poco quando si arriva al dunque.

Nelle democrazie le spinte al cambiamento arrivano anche dal basso, e questo è proprio un caso in cui le istituzioni e la stessa Autorità Garante non tutelano i cittadini; a voi trovare una risposta.

Marco Calamari

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Pubblicato il
3 nov 2006
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