Cina nuovo colosso del software

Cina nuovo colosso del software

I dati diffusi dal Governo pechinese non sembrano lasciare adito a dubbi: il dragone asiatico sta iniziando a sputare bit a ritmi impressionanti
I dati diffusi dal Governo pechinese non sembrano lasciare adito a dubbi: il dragone asiatico sta iniziando a sputare bit a ritmi impressionanti


Roma – Potenza economica globale, sviluppo in accelerazione rapida, straordinario impulso verso le nuove tecnologie e ora produzione di software: le molte vie della crescita della Cina si vanno riempiendo di bit, quelli che i sempre più numerosi e specializzati programmatori stanno inserendo nei propri software. La Cina, affermano le fonti ufficiali di Stato, sta diventando uno dei principali produttori di software.

Ad affermarlo è il ministero dell’Industria cinese che ha pubblicato i dati relativi al 2004, secondo i quali negli ultimi cinque anni la produzione di software è andata salendo del 40 per cento all’anno, generando un fatturato che nel 2004 ha raggiunto gli 8 miliardi di dollari. Stime ufficiali, che integrano anche le attività di system integration, parlano di un mercato del software cinese da 28 miliardi di dollari nel suo complesso.

Uno degli sviluppi del software maggiormente promettenti per l’economia cinese è rappresentato dalla realizzazione di servizi fruibili attraverso cellulare, destinati ad un target di 430 milioni di utenti cinesi di telefonia mobile (stima riferita a fine 2005).

Tra le ragioni di questa accelerazione sul software gli esperti individuano il massiccio programma di privatizzazione di interi comparti industriali. Questo – spiega Ermanno Delia della Orienterprise – porta alla necessità di soluzioni software che supportino la produzione, la gestione dei processi e il decision making. E si aprono evidentemente importanti prospettive anche per l’industria del software occidentale interessata a piazzare i propri investimenti all’ombra della Grande Muraglia.

“Nell’ambito di uno dei più grandi processi di privatizzazione della storia del capitalismo – spiega Delia – la Cina apre alla partecipazione straniera i gioielli di Stato sinora protetti come simbolo della economia socialista; capitali stranieri per circa 190 miliardi di dollari parteciperanno al più grande collocamento in borsa dell’industria statale cinese: Acciaio, Chimica, Energia i settori interessati al momento, per poi passare ai servizi”.

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Pubblicato il
24 giu 2005
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