CloudReady, Chromebook a costo zero

CloudReady, Chromebook a costo zero

Una startup intende trasformare i vecchi laptop in thin-client Google-dipendenti, possibilità gratuita offerta a tutti. Una buona idea per ridare vita ai vecchi PC?
Una startup intende trasformare i vecchi laptop in thin-client Google-dipendenti, possibilità gratuita offerta a tutti. Una buona idea per ridare vita ai vecchi PC?

Una neonata società di New York City chiamata Neverware ha preso il concetto di Chromebook e lo ha applicato ai laptop standard, offrendo ai possessori dei vecchi sistemi la possibilità di “riconvertire” il loro PC portatile in un terminale Internet-dipendente che non si chiama Chromebook ma ne ha tutte le funzionalità.

CloudReady , il tool necessario alla riconversione di cui sopra, è basato sullo stesso codice da cui Google ricava Chrome e Chrome OS (Chromium) e permette di installare il nuovo sistema opeartivo sia come sostituto completo di quello precedente (Windows oppure OS X) che come opzione di utilizzo alternativa selezionabile in fase di boot.

Neverware evidenzia il vantaggio principale di installare Chrome OS/Chromium su un vecchio PC, vale a dire sfruttare caratteristiche hardware che sono generalmente superiori anche ai Chromebook ufficiali di ultima uscita, e ovviamente la possibilità di avere un sistema usabile nel giro di pochi secondi rispetto ai minuti di avvio tipico in ambiente Windows (in assenza di dischi SSD a stato solido).

Lo svantaggio, che Neverware non cita, è di ritrovarsi con un thin-client glorificato che è in grado di fare molto poco oltre ad accedere al Web, usare le “app” in standard HTML5/JS e controllare la posta elettronica tramite webmail. La scelta è tutta dell’utente, anche se non mancano gli estimatori senza se e senza ma dell’approccio “cloud” al computing personale tipico di qualsiasi prodotto marcato Google.

Neverware offre CloudReady come un tool gratuito per uso personale, mentre il modello di business della società prevede la riconversione dei vecchi laptop e PC degli istituti scolastici nei succitati terminali Internet-dipendenti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 feb 2016
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