Come ti traccio lo scaricone. Via Skype

Come ti traccio lo scaricone. Via Skype

Esperti di sicurezza sono riusciti a entrare in possesso dell'IP degli utenti Skype senza nemmeno contattarli sul network VoIP. Quel che avviene dopo è inquietante: tracciati la posizione geografica, i dettagli e le abitudini di P2P
Esperti di sicurezza sono riusciti a entrare in possesso dell'IP degli utenti Skype senza nemmeno contattarli sul network VoIP. Quel che avviene dopo è inquietante: tracciati la posizione geografica, i dettagli e le abitudini di P2P

Fra i più formidabili strumenti di tracciamento a disposizione di smanettoni malintenzionati potrebbe esserci Skype: a lanciare l’allarme, i ricercatori di sicurezza autori di un recente rapporto dal titolo inequivocabile, vale a dire “I Know Where You are and What You are Sharing: Exploiting P2P Communications to Invade Users’ Privacy”.

I ricercatori sostengono che è possibile chiamare gli utenti Skype senza nemmeno che questi se ne accorgano, bloccando certi pacchetti di dati e nel contempo “rubando” segretamente l’indirizzo IP dell’utente ignaro di tutto. Il trucco funziona anche per chi si trova protetto dietro firewall NAT o ha espressamente bloccato le chiamate Skype provenienti contatti sconosciuti.

Una volta ottenuto l’IP e lo username Skype, dicono i ricercatori, è possibile fare praticamente di tutto: sfruttando la tendenza degli utenti a usare sempre lo stesso username, si può risalire a ogni genere di informazioni personali e profili sui social network, mentre con l’IP è possibile anche arrivare a tracciare le abitudini di download sul file sharing.

E così i ricercatori hanno fatto: nel corso dello studio sono riusciti a collegare ben 400 profili Skype con altrettanti download scansionando i 50mila file più scaricati su rete BitTorrent. L’utilizzo di simili informazioni di tracciamento nelle corti di giustizia è improbabile, dicono gli esperti, mentre sono molto più preoccupanti la profilazione di massa e le sue conseguenze sulla privacy dei netizen consapevoli dei propri diritti digitali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 25 ott 2011
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