Contrappunti/ Giochini da broad band

Contrappunti/ Giochini da broad band

di Massimo Mantellini - Dare un'occhiata alla pubblicità che strombazza certi servizi innovativi è illuminante sui costumi del business quando si viene a quelli facili. Giocare ha un irresistibile appeal
di Massimo Mantellini - Dare un'occhiata alla pubblicità che strombazza certi servizi innovativi è illuminante sui costumi del business quando si viene a quelli facili. Giocare ha un irresistibile appeal


Roma – Ho davanti agli occhi la pubblicità del nuovo servizio di videotelefonia di Fastweb. Non si può certo dire che il messaggio sia originale: il solito spogliarello via webcam, lei che mostra il reggiseno appena sfilato ad un lui dall’altra parte del filo (o forse sarebbe meglio dire dall’altra parte della fibra) visibilmente soddisfatto dallo strip-tease della sua partner virtuale. Sono sicuro che qualche pubblicitario – dati alla mano – potrebbe dimostrarmi che il sesso continua ad essere la miglior arma di propaganda possibile per le nuove tecnologie; senza dimenticare il vecchio diffusissimo luogo comune secondo il quale in rete si riesce a vendere quasi solo contenuti legati in qualche maniera al sesso.

Stimolare il testosterone per vendere beni e servizi è ormai pratica talmente diffusa che sarebbe folle meravigliarsi. Scelte analoghe a quella di Fastweb, nel mondo delle tecnologie, se ne contano a decine. Per fare un altro esempio che riguarda le ultime frontiere tecnologiche e il loro rapporto con il sesso, qualcuno forse avrà letto il comunicato stampa di una delle primissime offerte di contenuti via cellulare legati alla tecnologia MMS da parte di Wind:

“Wind offre inoltre una serie di servizi “application to person”, basati su contenuti informativi o di intrattenimento con supporto audio e video. Qualche esempio? “Ci stai?”, per trovare l’anima gemella, vederne l’immagine via Mms e chattare con lei (o lui) via Sms o Mms; “Gossip”, servizio che riferisce i pettegolezzi sui vip corredati da immagini; “Strano ma vero”, che trasmette agli utenti le immagini più curiose, strane e buffe di eventi realmente accaduti; “Strip Poker”, giochino interattivo che permette al giocatore di spogliare una modella o un modello ad ogni partita vinta.

Siamo, come si vede, sempre al punto di prima. Quale maniera migliore per vendere i nuovi MMS che non proporre alla stimata clientela un sano strip-poker?

Saltellando di luogo comune in luogo comune ma sempre restando dentro l’enorme calderone del voyeurismo tecnologico legato questa volta alla rete Internet, una delle affermazioni, mille volte letta in questi anni, è quella secondo la quale appena un dipendente di una qualsiasi azienda ottiene un accesso a Internet, parte della sua carriera viene spesa dentro siti web più o meno porno.

Esagerazioni dei media? Verità abbondantemente sottostimate? Difficile dirlo. Le centinaia di articoli e statistiche partorite in materia in questi anni dimenticano in ogni caso di informarci se tale vizietto (che costa, in ore di mancata produttività, più di una pandemia di spagnola) debba essere esteso anche al gentil sesso, cosa di cui francamente dubitiamo.

Eppure, pur non essendoci troppe incertezze sul fatto che le cache dei browser delle aziende di tutto il mondo siano stracolme di link e immagini spesso con flebilissimi legami con il duro lavoro di tutti i giorni, oggi qualcuno comincia a scalpellare lo stereotipo del lavoratore guardone per tentare di costruire quello dello scansafatiche intellettuale . Così BBCnews qualche giorno fa ci informava di una (dubbia) inversione di tendenza. Stanchi di essere licenziati per navigazione porno durante l’orario di ufficio, gli impiegati americani sembrano essersi convertiti ai siti di informazione. I forzati del sesso online si sarebbero così recentemente quasi del tutto estinti, ridotti ad un misero 2%. In ogni caso, secondo uno studio di Websense , il 70% degli intervistati continua ad ammettere di navigare in rete per ragioni personali e non legate alla propria mansione lavorativa.

Proseguendo di questo passo io non oso immaginare cosa accadrà quando (e se) la messaggistica possibile attraverso un terminale UMTS o simile consentirà di aggiungere agevolmente ai messaggi audio immagini più o meno in movimento, mentre comprendo benissimo perchè Fastweb, all’interno della sua proposta commerciale, sia essa cavo o adsl, tenti di scindere l’accesso ai sistemi di videoconferenza dal resto, convinta evidentemente del fatto che da tale applicazione sia possibile ricavare bei soldi supplementari rispetto al resto dei servizi forniti.

Su simili applicazioni attendiamoci l’attivismo di sociologi e antropologi, prepariamoci alle dissertazioni di moralisti e libertini, tutti pronti a dire la loro sui pericoli e sui vantaggi, sulle implicazioni nello sviluppo adolescenziale e sui rischi per la terza età, dell’uso di simili tecnologie per qualsiasi tipo di comunicazione a sfondo osceno. E più ancora delle applicazioni client-side (dico la prima che mi viene in mente, l’utilizzo dei videotelefoni nel mondo della prostituzione), mi preoccupano quelle istigate dal business che non perde occasione per incentivare certi servizi piuttosto che altri.

Siamo già oggi del resto dipinti come il popolo che più di altri usa la tecnologia per applicazioni futili e teatrali. Affermazione certamente antipatica ma forse non del tutto campata in aria. Siamo quelli che riempiono i programmi televisivi di ragazze seminude a qualunque ora del giorno e della notte, che preferiscono sempre e comunque l’effimero all’utile, la moda alla praticità, il sembrare all’essere. Qualche tempo fa il New York Times con una spocchia tutta a stelle e strisce ha pubblicato un articolo che metteva in luce, ridicolizzandolo, il successo di trasmissioni TV quali Veline, Passaparola e simili. L’articolista spiegava come in Italia esistesse questa tipologia di manifestazione televisiva nazional popolare di aspiranti soubrette disposte a tutto per emergere in una competizione che apre loro la strada al magico mondo di una TV spazzatura tutta tette e culi. Una lezione di stile – quella del corrispondente in Italia del NYT – senz’altro utile e da tener presente, sebbene pubblicata da un quotidiano edito nel paese con la peggior televisione di tutto il globo terracqueo.

Tornando a Internet, secondo Netvalue il sesso tira molto in rete. Bella scoperta direte voi, eppure gli italiani risulterebbero al quarto posto in Europa fra i visitatori di siti web di prostitute, con quasi 2 milioni e mezzo di affezionati navigatori. E’ un dato paradossale: nel nostro paese non riusciamo da anni a capire nemmeno quanti siano gli utenti della rete Internet e oggi qualcuno ci spiega quanti di questi selezionino un certo tipo di siti web piuttosto che altri. Più che una statistica sembra un miracolo. Per il Rapporto 2001 dell’Eurispes, l’Italia rimane invece un paese di santi e navigatori risultando i suoi abitanti ultimi nella speciale classifica di visitatori di siti porno. E allora a chi dovremmo credere? Non ha molta importanza in effetti. Coi numeri come è noto si puo’ giocare in tanti modi. Con i numeri e con il sesso.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
7 ott 2002
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