Contrappunti/ Telecom vs. Galactica

Contrappunti/ Telecom vs. Galactica

di Massimo Mantellini. Spetta al governo spingere Telecom a rendere disponibili per gli utenti (e per gli altri fornitori) modalità di accesso piatto a Internet, applicando anche un serio controllo sulle tariffe
di Massimo Mantellini. Spetta al governo spingere Telecom a rendere disponibili per gli utenti (e per gli altri fornitori) modalità di accesso piatto a Internet, applicando anche un serio controllo sulle tariffe


Roma – La contrapposizione fra Telecom Italia e Galactica degli ultimi giorni, con il suo corteo di battaglie legali, lettere aperte a politici e autorità, inviti alla discesa in campo degli utenti di Galaflat, è solo l’ultimo in ordine di tempo dei contenziosi fra Telecom e i soggetti economici suoi concorrenti .

Per poter parlare a ragion veduta di questa vicenda, è oggi necessario fare una premessa: i guai delle tariffe flat di Galactica, ma anche le scarse possibilità di sopravvivenza dei piccoli provider e una lunga lista di altri problemi che affliggono l’Italia connessa a Internet, sono in gran parte la conseguenza di una vistosa incapacità degli organismi di controllo che si sono succeduti nel nostro paese in questi anni (dalle competenze del vecchio Ministero delle Poste a quelle più recenti dell’Autority di Enzo Cheli e del Ministero delle Comunicazioni).

Non torneremo oggi a disquisire dei fallimenti della politica delle reti che gli ultimi governi del paese possono vantare: non servirebbe a molto. Vale però la pena sottolineare che la sensibilità dei nostri politici nei confronti delle nuove tecnologie – e gli eventi degli ultimi giorni lo dimostrano – ha necessità di essere rimodulata partendo da un concetto basilare: “prima” vengono gli interessi degli utenti e “poi” quelli del mercato.

È questo un punto di partenza sul quale il neo Ministro delle Comunicazioni Gasparri e il Ministro per l’Innovazione Stanca dovranno esprimere il loro parere quanto prima, per almeno due semplici ragioni.

1) Non è possibile considerare l’accesso ad Internet come un fenomeno legato esclusivamente alle logiche della domanda e dell’offerta: nel momento in cui si ammette (e un po’ tutti lo fanno oggi) che l’accesso alla rete è cosa assai diversa dal “fare una telefonata” e riguarda invece sfere ben più importanti della nostra vita che vanno dalla formazione scolastica all’accesso alla informazione, dalla libertà di espressione all’accrescimento culturale, è ovvio che chi fornisce materialmente il collegamento a tutto ciò debba rendere alla comunità più di una garanzia. Una di queste, una delle più importanti, è quella della accessibilità e della diversificazione del mercato.

L’opposizione appena intrapresa da Galactica nei confronti di Telecom sulle tariffe a forfait per l’accesso a Internet ha molti punti deboli ma si basa su una constatazione sacrosanta: Telecom non vuole che in Italia si sviluppi una modalità flat di accesso a Internet su rete commutata. Non ci è dato sapere perchè, possiamo solo supporre (dato che non è vero, come da più parti sostenuto, che il modello di business flat sia non remunerativo) che il vecchio vezzo di essere pagati “a traffico” sia ormai una marchiatura genetica alla quale l’ex monopolista rinuncia solo (come nel caso dell’Adsl) nel momento in cui opera in regime di sostanziale monopolio.

In ogni caso non è in queste nostre congetture il fulcro della questione. No, il punto centrale è che spetta al governo “convincere” Telecom a rendere disponibili per gli utenti (e per gli altri fornitori) modalità di accesso piatto a Internet, applicando anche un serio controllo sulle tariffe. Se Telecom ritiene di non voler vendere accessi flat alla rete è ovviamente liberissima di farlo; quello che non dovrebbe poter fare, invece, è dettare lei stessa le regole del gioco. Come prendere il pallone e andarsene quando tutti gli altri sono pronti a iniziare la partita.

2) La seconda ragione per cui oggi nel mondo delle nuove tecnologie è necessario che gli utenti vengano prima del mercato è che il mercato delle telecomunicazioni ha molti aspetti impresentabili. È inutile nascondersi dietro ad un dito: nel nostro paese alcuni vizi antipatici come la tendenza a fare cartello contro un consumatore indifeso e sprovveduto (ma anche colpevolmente disorganizzato) hanno trasformato operazioni di alta finanza partorite nell’interesse supremo del cittadino in blitz di spremitura delle nostre tasche.

L’ accesso ampio e a basso costo a Internet o la condivisione del sapere e dell’informazione fra tutti i cittadini attraverso le reti di computer, certo non sono oggi una priorità delle compagnie telefoniche le quali anzi fantasticano di reti mobili 3G dove il traffico dati viene fatto pagare “a consumo” e i contenuti “blindati” e resi disponibili ai soli sottoscrittori. E pensare che siamo reduci da un Ministro delle Comunicazioni, il poco rimpianto Salvatore Cardinale, che sosteneva che in questa maniera avremmo raggiunto e superato gli altri paesi nell’uso di Internet.

Anche in questo caso, nella complessa partita delle nuove modalità di accesso alla rete UMTS, i governi passati hanno ampiamente esercitato la loro attitudine a fare le scelte sbagliate al momento sbagliato, avendo come unica attenuante la convinzione che “lasciar fare al mercato” avrebbe portato basse tariffe e larga variabilità della offerta nella connessione a Internet anche su rete mobile. Purtroppo, il panorama che si sta delineando appare di segno totalmente opposto e se il governo non imporrà scelte di campo decise, la bella idea di lasciare ai gestori delle licenze 3G anche il controllo sui contenuti, oltre che quello sulla gestione delle reti, orienterà gli stessi a far prevalere l’accesso a contenuti proprietari (come ad esempio comprare i filmati dei goal appena segnati dalla nostra squadra del cuore per riprodurli sul display del cellulare – un goal un soldino, due goal due soldini….e la volta che si vince sei a zero poveri noi! -) piuttosto che il semplice utilizzo della propria rete per l’accesso a Internet.

Come si vede il compito del Governo e dell’Authority è oggi molto complesso: si tratta di trovare un equilibrio fra esigenze diverse e spesso opposte. Il cittadino e il suo interesse sono da sempre sulle bocche di tutti i nostri politici: nel campo della innovazione tecnologica sono necessarie scelte mature che dimostrino che tale centralità ha raggiunto (finalmente e con qualche ritardo) anche le teste dei nostri amministratori. E ci attendiamo comportamenti conseguenti che dimostrino come dentro queste teste si è in grado di discernere con chiarezza fra le cose importanti, fondamentali per lo sviluppo del paese e per la sua crescita intellettuale, sulle quali corre l’obbligo di applicare una tutela, e quelle che invece non lo sono e che, per tale ragione, possono essere lasciate tranquillamente alle dinamiche del mercato.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
19 lug 2001
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