Contrappunti/ Terremoti condivisi

Contrappunti/ Terremoti condivisi

di M. Mantellini - La straordinaria velocità dell'informazione diffusa, online, dal basso. La incredibile incapacità dei vecchi media di imparare le nuove regole
di M. Mantellini - La straordinaria velocità dell'informazione diffusa, online, dal basso. La incredibile incapacità dei vecchi media di imparare le nuove regole

Roma – Internet funziona molto bene nelle tragedie. Ieri notte, poco dopo le 4, sono stato svegliato, come molti, da una forte scossa di terremoto. Il tempo di rendermi conto di quanto accaduto e in Rete erano già disponibili informazione importanti. In particolare Twitter restituisce in questi casi una mappa istantanea degli avvenimenti. Nel caso di stanotte, nel tempo intercorso fra il mio passaggio dalla camera da letto allo studio decine di persone avevano segnalato la scossa in tutto il nord Italia, da Genova a Milano, da Bologna a Pordenone. Qualche minuto ed i sismografi collegati a Internet ci hanno informato prima di qualsiasi altro medium (il sismografo è un medium?) dell’entità e della località della scossa. Tutto questo fino a pochi anni fa non solo non esisteva ma era anche difficilmente immaginabile.

Se le informazioni in qualche maniera diventano disponibili anche chi le tratta per professione prima o poi si adegua a queste nuove velocità. Alle 4 e mezza di notte i due principali siti web informativi italiani avevano già in homepage un pezzo sul terremoto e questa è certamente una buona notizia. Poi evidentemente in casi del genere si può anche fare di meglio e di più, così i miei amici de Il Post hanno iniziato un liveblogging che è durato tutto il giorno, radunando le moltissime informazioni che mano a mano diventano disponibili in Rete e sulle agenzie. Foto da Facebook e Twitter, mappe tematiche, testimonianza scritte in Rete dall’epicentro, nel giro di poche ore era possibile avere un quadro meglio definito dell’evento.

Meno bene, per l’informazione in Rete, sono andate le cose nella giornata di sabato, quando nella prima mattinata si è sparsa la terribile notizia dell’ esplosione di fronte ad una scuola di Brindisi . In quel caso la velocità ha spezzato le reni a gran parte dei siti web editoriali professionali. Troppa velocità, da un lato, nel frugare su Internet alla ricerca di immagini delle giovani vittime da pubblicare sui propri siti, in gallerie tanto ampie quanto giornalisticamente inutili, una sorta di occhio indagatore davvero intrusivo e senza pietà, capace di riportare in superficie tematiche importanti mai sufficientemente discusse che riguardano diritti e doveri dell’informazione nel momento in cui un numero molto ampio di persone pubblica in rete informazioni personali. Di chi sono le immagini sui profili Facebook? È lecito utilizzarle senza autorizzazione in nome del diritto di cronaca? E come la mettiamo con la Carta di Treviso ? Al riguardo sabato il Garante della Privacy Pizzetti, di fronte ad un istinto davvero famelico dei media on line si è visto costretto a rilasciare in tempi insolitamente rapidi un comunicato stampa nel quale invoca maggior etica e moderazione.

Poca velocità invece nel valutare il contesto informativo offerto ai lettori, moderando, per esempio, la presenza di pubblicità invasive sui siti web nei momenti di grande emergenza informativa. Per tutta la giornata di sabato Corriere.it ha lasciato in homepage, a qualche millimetro da notizie terribili, il volto di Fiorello sorridente con una buffa parrucca in testa e Il Post ha evitato di spegnere un video popup pubblicitario del tutto incompatibile con gli eventi. La pubblicità ovviamente paga i conti dell’informazione online, ma a chi giovano questi ed altri casuali ed inopportuni accostamenti? Certamente non allo sponsor che paga l’inserzione e tantomeno al giornale che la ospita. Ci sono volute 24 ore ma domenica sia Corriere.it che Il Post hanno rimosso i banner.

In questo contesto di grande rivoluzione si affrontano poi nuovi e vecchi modi di concepire l’informazione. Esiste un giornalismo dei cittadini che per lo meno in contesti simili assume grande importanza (buona parte delle foto e delle testimonianze pubblicate in queste ore del terremoto emiliano arrivano da cittadini che le hanno pubblicate su Twitter), esistono anche le arroganze residue di una classe giornalistica abituata a vecchi contesti. Ma soprattutto sembrerebbe urgente codificare una serie di nuove regole che riguardino tutta l’informazione professionale in Rete che si ritrova ogni giorno di fronte a problemi nuovi. Oggi, per usare una espressione cara ai nostri politici meno avvezzi alle cose digitali, la Internet della informazione professionale in Italia è ancora un discreto Far West , dove impera le legge del più furbo. In un mondo dove tutto è duplicabile in un istante, varrà la pena ricordare che, a fianco del diritto di cronaca, emergono altri diritti altrettanto importanti e fino a ieri residuali (per esempio quelli della corretta citazione delle fonti non giornalistiche).

Non tutto ciò che è presente in Rete è automaticamente ripubblicabile in quanto “trovato su Internet”, non tutto quello che un utente carica su su Youtube è trasportabile sui siti editoriali previa opportuna aggiunta del logo aziendale. Si tratta di cose in buona parte intuitive e banali che gli editori on line conoscono benissimo da anni. Visto che non sembrano volersene far carico autonomamente, forse è tempo che qualcuno, uno sceriffo, un garante o chi volete voi, se ne occupi per loro. Nel loro stesso interesse.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
21 mag 2012
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