Contrappunti/ Una Blogbabel di polemiche

Contrappunti/ Una Blogbabel di polemiche

di Massimo Mantellini - Quanto tempo ciascun utente di un servizio gratuito ritiene gli debba essere dedicato da chi ha costruito un servizio dal nulla, che nel frattempo è diventato molto utilizzato da migliaia di persone?
di Massimo Mantellini - Quanto tempo ciascun utente di un servizio gratuito ritiene gli debba essere dedicato da chi ha costruito un servizio dal nulla, che nel frattempo è diventato molto utilizzato da migliaia di persone?

Ho già scritto nei giorni scorsi sul Sole24ore a riguardo della chiusura di Blogbabel , uno dei più importanti servizi italiani dedicati ai blog. Ci torno sopra oggi su Contrappunti perché trovo che si tratti di un episodio significativo da molti punti di vista che possono andare ulteriormente sviluppati.

Blogbabel è stato negli ultimi tempi il più efficace servizio di analisi dei temi trattati nella blogosfera italiana, oltre che una classifica giornaliera dei blog più linkati che è stata capace di generare molte polemiche.

Il primo aspetto secondo me significativo da tenere in considerazione ragionando sugli eventi che hanno portato alla sua temporanea chiusura, è che si trattava di un servizio gratuito. Bello o brutto che fosse (nello specifico Blogbabel era un servizio molto efficace nella sua funzione principale di meme tracker della blogosfera italiana) ogni strumento di rete che nasce dal lavoro e dal talento di persone che offrono la propria attività gratuitamente, viene da subito equiparato, da parte di moltissimi utenti, ad altri servizi fra quelli liberamente disponibili in rete. Eppure, non tutte le gratuità su Internet sono uguali e troppo spesso tendiamo a confondere servizi di rete osservandoli dal lato della loro libera disponibilità senza preoccuparci d’altro. E questo è quantomeno ingiusto. Una delle ragioni della chiusura di Blogbabel è stata la richiesta da parte di alcuni utenti di essere esclusi dal servizio: una richiesta contemporaneamente provocatoria e perfettamente legittima che andrebbe però contestualizzata meglio. In particolare, quanto tempo ciascun utente di un servizio gratuito pensa possa andare dedicato alle proprie rispettabili esigenze da chi ha costruito un servizio dal nulla, magari nel proprio tempo libero, un servizio che nel frattempo è diventato molto utilizzato da migliaia di persone differenti?

Si tratta in buona parte di una questione di comunicazione, e certamente i creatori di Blogbabel sono stati in una qualche misura cattivi comunicatori: questo spiega parte delle difficoltà dei rapporti di rete che hanno interessato Blogbabel fin dalla sua nascita. È vero che la classifica dei blog italiani era un miccia accesa in mano alle aspirazioni di moltissime differenti persone che per ragioni spesso diversissime aspiravano a migliorare il proprio ranking (in una degenerazione tipicamente italica dell’idea di notorietà di rete) ma è anche vero che comunicare un servizio destinato a molte migliaia di utenti è una attività difficile e che non si può troppo improvvisare.

Nello specifico, fin dalla nascita di Blogbabel, nel più classico stile di una Internet che non c’è più, al servizio è stata affiancata una mailing list aperta ai contributi di chiunque, nella quale discutere di Blogbabel stessa e dei suoi possibili sviluppi. Questi ambiti di relazione sono stati il vero incubatoio, insieme al blog del servizio, di tutte le polemiche.

E questo è per conto mio un altro aspetto interessante. Internet è cambiata molto in questi ultimi anni: non si può continuare a considerarla come si faceva tempo fa, vale a dire un luogo aperto, fortemente collaborativo, molto centrato sui contenuti, autoregolamentato e molto meno focalizzato sugli aspetti più marginali e meno concreti.

Oggi esiste una massa critica minima che è stata definitivamente superata e che non consente più atteggiamenti libertari e di semplice empatia che erano possibili (e che ci piacevano molto) in rete un decennio fa. Aprire una mailing list al contributo di tutti quando il servizio riguarda un numero ormai ragguardevole di persone, dispensa classifiche giornaliere e si basa di fatto su una serie di valutazioni arbitrarie (come tutti i servizi di questo tipo) è una idea già non molto buona se si è psicologicamente molto tranquilli e disponibili. Ma se i “modi” non ci sorreggono (e nel caso di BlogBabel era certamente così) o se il tempo da dedicare è poco, allora sarebbe meglio lasciar perdere atteggiamenti vistosamente democratici e andare dritto per la propria strada incuranti delle critiche che, va ricordato, sempre e comunque ci sono.

Anche i rapporti interpersonali in rete sono mutati, almeno quando si esce da ambiti molto piccoli e omogenei. Sempre più spesso Internet richiede cautele formali e precauzioni minime che siamo abituati ad applicare da sempre ai nostri rapporti sociali nella vita reale. Il problema è che accade spesso che ce ne si dimentichi, specie se si frequenta Internet da molto tempo. I servizi collaborativi su Internet si reggono sempre più spesso su dinamiche assai traballanti, proprio in virtù di questo mutato ambiente sociale e non è un caso che le critiche o le perplessità su esperimenti vincenti, come per esempio Wikipedia, aumentino con l’aumentare del numero dei suoi fruitori.

Lo stesso destino sembrano avere i pochi esperimenti davvero internet-like che sono nati in questi anni nella rete Italiana. Blogbabel era certamente uno di questi e non meraviglia troppo che alla fine le tensioni accumulate abbiano superato il limite di rottura.

La conclusione che si potrebbe trarre da questo esempio sembrerebbe piuttosto amara: nel momento in cui servizi amatoriali nati su Internet escono da una dimensione minima, quando iniziano a richiedere tempo ed attenzioni, quando vengono sottoposti alle critiche degli utenti del servizio, hanno solo due possibili alternative: diventare servizi professionali e come tali costruire una barriera tecnico-comunicativa minima fra se stessi ed i propri utenti o spegnersi all’interno di rapporti che sono solo fintamente paritari ma capaci ugualmente di consumarli dall’interno.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il 31 mar 2008
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