Dammi un capello e ti dirò dove bazzichi

Dammi un capello e ti dirò dove bazzichi

Da una ciocca di capelli alcuni scienziati dello Utah possono risalire agli spostamenti delle ultime settimane. Se i capelli sono lunghi si possono ripercorrere anni di peregrinazioni
Da una ciocca di capelli alcuni scienziati dello Utah possono risalire agli spostamenti delle ultime settimane. Se i capelli sono lunghi si possono ripercorrere anni di peregrinazioni

Sapere dove una persona si è soffermata, addirittura dove ha vissuto per qualche tempo è un’informazione che ora si può ricavare anche da una ciocca di capelli. Questo il risultato a cui sono giunti alcuni scienziati, studiando le variazioni degli isotopi di idrogeno e ossigeno e confrontandoli con quelli contenuti nella semplice acqua di rubinetto.

“Da capelli lunghi è possibile ricostruire una storia che si espande nel tempo”, dice Thure Cerling, geologo dell’ Università dello Utah , il cui studio è stato pubblicato lunedì scorso nel giornale Proceedings dell’ Accademia Nazionale delle Scienze .

La tecnica, spiega Science Daily , consiste nell’analizzare gli isotopi stabili dell’idrogeno e quelli dell’ossigeno presenti nei capelli in crescita, che li assorbono dall’acqua, dal cibo e dall’aria che si respira. Da un singolo capello, quindi, è possibile risalire a dove una persona si sia soffermata durante le settimane passate o anche dopo anni, a seconda della lunghezza del capello e di quanto tempo esso ha richiesto per crescere.

Cerling e James Ehleringer, professore di biologia della stessa Università, hanno elaborato una mappa servendosi dei campioni d’acqua prelevati in 65 diverse città degli Stati Uniti. Per farlo, si sono fatti aiutare da familiari e conoscenti: Ehleringer ha mandato sua moglie e un amico a raccogliere campioni d’acqua e di capelli presso i parrucchieri delle città nel sud, al centro e nell’area sud-est degli States, mentre Cerling ha assegnato ai suoi figli la raccolta negli Stati Uniti del nord.

Una volta ottenuti i campioni, è iniziata l’attività di comparazione, tesa a verificare se sia i capelli che l’acqua evidenziassero le stesse variazioni isotopiche, e “così è accaduto”, dice Cerling.

Risulta, dunque, che l’acqua con la quale si è entrati in contatto lasci nei capelli una sorta di “firma”, dal contenuto di isotopi di ossigeno e idrogeno identico a quello dell’acqua di rubinetto prelevata sul posto. I luminari hanno precisato che l’operazione riesce anche con chi beve acqua minerale : è sufficiente aver usato l’acqua di rubinetto per fare caffè, tè o semplicemente per lessare la pasta.

I luminari hanno sottolineato che la scoperta può offrire utili contributi anche in campo antropologico e archeologico.

Immediato l’interesse per questa novità: la polizia ne sta già facendo uso per tentare di identificare vittime di omicidio. Todd Park, uno sceriffo detective della Salt Lake County nello Utah, ha inviato a Ehleringer campioni di capelli di una donna uccisa, i cui resti sono stati rinvenuti presso Great Salt Lake a ottobre del 2000, per tentare di identificarla: “ogni piccola traccia ci aiuterebbe”, ha detto.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
27 feb 2008
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