Data retention, parte la protesta europea

Data retention, parte la protesta europea

L'alfiere è EDRI, che propone una mobilitazione continentale contro le misure che la UE si appresta ad introdurre per il controllo delle comunicazioni. Ma sono già superate dall'Italia, che va ben oltre
L'alfiere è EDRI, che propone una mobilitazione continentale contro le misure che la UE si appresta ad introdurre per il controllo delle comunicazioni. Ma sono già superate dall'Italia, che va ben oltre


Bruxelles – Non ci stanno le organizzazioni europee che si battono per la difesa della privacy a cedere le armi dinanzi alla nuova iniziativa sulla data retention introdotta dalla Commissione Europea nel nome della lotta al terrorismo. European Digital Rights (EDRI) , assieme ai provider olandesi XS4ALL e Bit, ha lanciato una mobilitazione internazionale contro la proposta di direttiva della Commissione, che intende far conservare i dati del traffico internet e telefonico agli operatori del settore.

In particolare, la bozza della Commissione ( qui in pdf), prevede la conservazione dei dati della telefonia fissa e mobile, nonché della localizzazione degli utenti, per un anno. Sei mesi, invece, il periodo di conservazione richiesto per i dati che utilizzino “il solo protocollo internet”, quindi email, accessi web, VoIP e via dicendo.

In Italia i giochi sono già fatti: le nuove misure antiterrorismo appena varate dal Governo contemplano la conservazioni di tutti questi dati fino al 31 dicembre 2007 .

EDRI ha attivato la mobilitazione attraverso una petizione nella quale si sostengono tesi già ben note agli esperti di settore, in particolare il fatto che la conservazione dei dati di traffico è “uno strumento invasivo che interferisce con la vita privata di tutti i 450 milioni di persone dell’Unione Europea”. Come si ricorderà, i garanti della privacy europei hanno equiparato la data retention all’ intercettazione .

Proprio per la pesantezza della data retention, la petizione insiste sul fatto che essa è illegale secondo l’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani in quanto è “sproporzionata” perché estesa a tutti indistintamente.

Non solo, la petizione ne approfitta per ricordare come “la sicurezza guadagnata dalla conservazione dei dati può rivelarsi un’illusione in quanto i dati di traffico possono facilmente indicare un utente terzo”, ossia qualcuno che nulla ha a che vedere con l’eventuale oggetto di una indagine.

La speranza di EDRI è di riuscire a raccogliere una grande quantità di firme nel corso dei prossimi due mesi.

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Pubblicato il
29 lug 2005
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