Datagate, ancora vittime sul campo

Datagate, ancora vittime sul campo

In epoca di Datagate l'email non è più un mezzo di comunicazione affidabile e Groklaw, noto sito di news legali, getta la spugna per evitare rischi e tutelare gli utenti. Nel mentre le autorità danno dimostrazione del loro lato più brutale
In epoca di Datagate l'email non è più un mezzo di comunicazione affidabile e Groklaw, noto sito di news legali, getta la spugna per evitare rischi e tutelare gli utenti. Nel mentre le autorità danno dimostrazione del loro lato più brutale

Il fondatore di Lavabit ha preferito chiudere bottega piuttosto che sottostare alle ferree leggi non scritte del tecnocontrollo e della sorveglianza globale emerse in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, e ora anche Pamela Jones decide di fare lo stesso annunciando la chiusura definitiva del sito specializzato in informazione a tema legale Groklaw.net.

Ben noto per aver seguito da vicino la battaglia legale tra SCO e Linux e la più ampia questione dei brevetti di interesse della community FOSS, Groklaw era stato inizialmente dichiarato defunto dalla fondatrice – la suddetta Pamela Jones – una prima volta nel 2011 per poi tornare a occuparsi di leggi e cause legali per almeno un altro paio d’anni.

Questa volta, a quanto pare, la decisione di concludere il lavoro di informazione e approfondimento è definitiva: Ladar Levison ha chiuso Lavabit perché l’uso della posta elettronica è largamente soggetto all’abuso di soggetti più o meno legittime, spiega Jones, e un sito come Groklaw non può semplicemente esistere senza l’uso essenziale delle email come mezzo di comunicazione rispettoso della privacy delle fonti .

Jones afferma di essere pervenuta a una decisione “difficile” ma necessaria, perché a suo dire non esiste alcun modo per difendere i collaboratori di Groklaw da una “esposizione forzata” a dir poco indesiderata e pericolosa per i soggetti coinvolti.

Dopo lo sbigottimento iniziale scatenato dallo scandalo Datagate e dai documenti segreti diffusi da Snowden, le autorità passano ora al contrattacco in maniera sempre più incisiva: negli USA i federali avvertono il legale di Levison sulla possibilità che il suo cliente possa essere incriminato per la sua decisione di chiudere Lavabit invece di collaborare con il governo, mentre il Guardian riceve la visita poco cortese gli agenti del GCHQ che dichiarano (letteralmente) “la festa è finita” e forzano la distruzione degli hard disk dei reporter che più di tutti hanno contribuito alla diffusione delle informazioni su Snowden e la sorveglianza globale messa in atto dalla NSA e agenzie sodali.

L’intelligence britannica ha sfidato il senso del ridicolo sfasciando gli hard drive mentre era apparentemente poco interessata al fatto che la documentazione fornita da Snowden fosse disseminata in tutto il mondo, ed è pacifico ipotizzare che il governo si dimostrerà altrettanto refrattario alla pressante richiesta di chiarimenti in merito all’episodio della detenzione forzata del partner di Glenn Greenwald – uno dei giornalisti più attivi sul fronte Datagate – presso l’aeroporto di Heathrow.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
21 ago 2013
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