Datagate, spioni contro l'Islam

Datagate, spioni contro l'Islam

Ennesima bomba nello scandalo delle intercettazioni illegali di NSA, agenzia apparentemente focalizzata sulla persecuzione (a mezzo tecnocontrollo) di personalità pubbliche integerrime, ma di religione islamica
Ennesima bomba nello scandalo delle intercettazioni illegali di NSA, agenzia apparentemente focalizzata sulla persecuzione (a mezzo tecnocontrollo) di personalità pubbliche integerrime, ma di religione islamica

La nuova, potenzialmente deflagrante rivelazione del Datagate arriva grazie al lavoro investigativo di Glenn Greenwald che, scavando negli archivi di informazioni riservate sottratte da Edward Snowden, ha scoperto uno dei lati peggiori della NSA. L’agenzia statunitense ha messo sotto controllo importanti personalità pubbliche americane per il solo fatto di essere di fede islamica.

Lungi dal limitarsi ai potenziali sospetti di terrorismo, l’intelligence USA ha osservato molto da vicino (almeno fino al 2008) la vita digitale dei musulmani americani Faisal Gill, advisor dell’amministrazione Bush, Agha Saeed, ex-professore della California State University e attivista dei diritti civili, Nihad Awad, direttore esecutivo del Concilio sulle relazioni islamico-americane, Asim Ghafoor, legale coinvolto in casi connessi al terrorismo, Hooshang Amirahmadi, professore della Rutgers University.

I soggetti spiati dalla NSA si facevano notare per la loro esemplare vita pubblica, riporta Greenwald, e nonostante questo le loro email compaiono in un foglio elettronico con migliaia di indirizzi monitorati dall’intelligence tra il 2002 e il 2008 secondo le norme del Foreign Intelligence Surveillance Act.

Le cinque persone intercettate avrebbero insomma la sola colpa di essere osservanti dichiarati della fede islamica, una caratteristica che in seno all’intelligence USA avrebbe preso il posto del comunismo dell’era McCarthy, un’ideologia che ha alimentato sospetti e pratiche di spionaggio che non si giustificano con nessun motivo pratico.

Le autorità statunitensi negano e respingono le accuse, ovviamente, ma il nuovo caso è destinato a rendere ancora più spinosa la questione Datagate, fornendo ad attivisti e organizzazioni che si battono per i diritti digitali ( EFF in primis ) gli argomenti utili a continuare la loro battaglia contro le attività del governo USA.

Il tecnocontrollo a stelle e strisce è un bubbone che non accenna a sgonfiarsi in patria e all’estero, al punto che Hillary Clinton – moglie dell’ex-presidente Bill e una delle personalità più in vista del Partito Democratico americano – è costretta a prendere le parti del cancelliere tedesco Angela Merkel in seguito alle rivelazioni sullo spionaggio a suo danno.

In Germania la situazione è oramai fuori controllo, gli agenti che fanno il doppio gioco – fornendo informazioni riservate agli USA in cambio di denaro – salgono a due e le autorità di Berlino arrivano al punto di cacciare dal paese il rappresentante della CIA all’ambasciata statunitense.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 11 lug 2014
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