Dècina: fibra, unica via

Dècina: fibra, unica via

La rete di prossima generazione dovrà essere pervasiva e traghettare il paese verso quel futuro tecnologico ormai ineludibile. Lo spiega a Punto Informatico Maurizio Dècina, presidente della Fondazione Ugo Bordoni
La rete di prossima generazione dovrà essere pervasiva e traghettare il paese verso quel futuro tecnologico ormai ineludibile. Lo spiega a Punto Informatico Maurizio Dècina, presidente della Fondazione Ugo Bordoni

La fibra ottica e la banda larga come spinta e strumento per lo sviluppo sociale ed economico . L’Europa è in ritardo e così l’Italia. Come se ne esce? Se ne parlerà a Roma il 21 al seminario Fotonica, larga banda, NGN . L’obiettivo è capire come recuperare rispetto ad altri mercati asiatici e nordamericani: è necessario rilanciare in fretta i progetti di investimento per scongiurare il rischio di una UE che rimanga al palo.

Un fascio di fibre ottiche In vista di questo appuntamento Punto Informatico fa il punto sulla situazione con il professor Maurizio Dècina , ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano e presidente della Fondazione Ugo Bordoni , secondo il quale la questione infrastrutturale non ammette ritardi : “Si tratta di un problema squisitamente economico – spiega a Punto Informatico – Attualmente in Italia ci sono circa 22 milioni di abitazioni, ma solo 10 milioni sono connesse con tecnologia DSL che garantisce comunque banda massima inferiore ai 10 megabit”.

“La rete del futuro – chiarisce – la cosiddetta Next Generation Network , dovrà raggiungere tutte le abitazioni e offrire capacità non inferiori ai 100 megabit”. Per questo, secondo il professore la strada percorribile è una soltanto: “Occorre investire nella fibra ottica”. Per raggiungere una copertura totale sono necessari investimenti compresi tra i 15 e i 20 miliardi di euro , ma a fronte di questa mole di investimenti il ritorno economico potenziale è enorme: “In Giappone è stato lanciato un piano di cablatura che entro il 2011 punta a coprire il 100 per cento del territorio: costerà circa 30 miliardi di euro e garantirà l’accesso alla nuova rete ad oltre 40 milioni di abitazioni”.

La situazione giapponese è molto differente da quella italiana ed europea: “NTT, vale a dire il carrier che è ancora sotto il controllo pubblico, ha deciso di investire questa cifra considerevole a fronte di un aumento del PIL potenziale di quasi 1000 miliardi di euro”. Non si tratta di benefici che ricadranno solo sull’incumbent: l’intero sistema paese beneficerà di un autentica “pioggia di vantaggi”, che andranno dalla diminuzione dei costi sociali, come quello sanitario, ad un più autentico miglioramento delle condizioni di vita , grazie ai servizi che sarà possibile erogare attraverso la rete ad alta capacità .

“A trarne vantaggio saranno anche nuovi player – chiarisce il professore – che potranno ampliare l’offerta dei servizi in rete: la banda larga serve a poco se non ci sono le applicazioni che la sfruttano”. Il Giappone, come pure la Corea, hanno optato per una iniezione di capitali pubblici per promuovere l’innovazione e la crescita delle infrastrutture. Al contrario, in Nordamerica e in particolare negli USA è il mercato a spingere verso investimenti consistenti.

“L’esistenza di un duopolio perfetto, plasmato da FCC (l’authority delle telecomunicazioni statunitense, ndr), consente al mercato statunitense di puntare verso questi investimenti”. Succede dunque che i provider telefonici e quelli via cavo si contendano il mercato ad armi pari, e i primi decidano di accollarsi le spese per la realizzazione di una rete in fibra per non finire schiacciati dalla carenza di competitività con l’offerta altrui in fatto di servizi. Se dunque nel resto del mondo sono il mercato o le istituzioni a spingere il piede sull’acceleratore, non così nel Vecchio Continente: “In Europa osserviamo una cronica carenza infrastrutturale, e le complesse regolamentazioni comunitarie complicano ulteriormente i rispettivi quadri nazionali”. Nei principali paesi della UE, compresi Francia, Germania e Regno Unito – e l’Italia non fa eccezione – si assiste ad una drammatica situazione di stallo: per il professore occorre avviare un processo di deregolamentazione , affinché i singoli paesi possano adottare le misure più adeguate per consentire lo sviluppo dell’infrastruttura informatica locale.

“Il tema caldo – sottolinea Dècina – è proprio questo: ciò che bisogna fare per rilanciare gli investimenti”. Occorre dunque passare in rassegna, oltre alla regolamentazione del settore, sia i progetti di sviluppo dei player coinvolti, sia le tecnologie che possono garantire questa crescita. Per il professore il punto è anche e soprattutto questo: “La banda larga e il digital divide sono nelle priorità del nuovo governo: ma i politici dovranno pensare a formule diverse da quelle adottate in precedenza per garantire gli aiuti che sono stati promessi”.

Dècina non si sbilancia su quali debbano essere queste iniziative, ma snocciola una serie di consigli su come affrontare il problema . Dice a Punto Informatico che “occorrerebbe anticipare la cablatura delle grandi città”: in questo modo sarebbe possibile raggiungere più della metà della popolazione e garantirsi una percentuale importante dei possibili ricavi. Per coprire invece quel 40 per cento del paese che soffre del digital divide a causa della conformazione fisica del territorio , lo Stato potrebbe supplire con propri investimenti: “In questi casi – spiega – Bruxelles consente di intervenire con finanziamenti pubblici”.

Guai poi a parlare di FTTC ( Fiber To The Cabinet ), vale a dire la soluzione che trasporta il cavo in fibra fino agli armadi delle compagnie telefoniche e lascia che gli ultimi 200 metri siano coperti con soluzioni in rame: “Costa molto meno ma ha vari svantaggi – racconta a PI – come si è visto dai trial tedeschi: questi armadi devono contenere la fibra, garantire l’accesso ai diversi carrier, e finiscono per diventare alti due metri ed essere intrusivi oltre che di difficile messa in opera in città”. Molto meglio pensare ad una soluzione davvero pervasiva e meno ingombrante , come il Fiber To The Building (FTTB), dove sono solo gli ultimi metri a dover essere coperti in rame e dove le dimensioni delle strutture di supporto sono più gestibili.

Il professor Dècina non vede alternative: “La Next Generation Network è un elemento di fondamentale importanza: le reti pervasive in fibra non servono soltanto alla banda larga delle abitazioni, ma anche ad abilitare i servizi mobili e nomadici ad alta capacità che sono il futuro delle comunicazioni”. L’auspicio è che la transizione venga avviata e proceda velocemente : “Sono convinto che nel nostro paese un investimento importante come quello richiesto garantirebbe un aumento del PIL significativo: la modernizzazione della infrastruttura del paese – conclude – non può che portare benefici effettivi”.

a cura di Luca Annunziata

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Pubblicato il
16 mag 2008
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