Dibattiti/ Sì ai fondi pubblici per i siti

Dibattiti/ Sì ai fondi pubblici per i siti

Sulla questione affrontata in un recente editoriale sulle pagine di Punto Informatico tornano i promotori dell'iniziativa che vuole valorizzare siti di rilevanza culturale. La risposta del direttore
Sulla questione affrontata in un recente editoriale sulle pagine di Punto Informatico tornano i promotori dell'iniziativa che vuole valorizzare siti di rilevanza culturale. La risposta del direttore


Roma – Gentile redazione, leggiamo con interesse i numerosi e contrastanti commenti cui ha dato luogo la proposta di legge per incentivare la creazione e gestione di siti di interesse culturale (vedi No ai fondi pubblici per i siti web ).

La dott. Natalia Rossi è la responsabile legale del sito cosedilegge e ne ha curato personalmente la stesura del testo e dell’articolato. Chi vi scrive è webmaster del sito, scrittore e giornalista informatico.

Il progetto è nato sulla scia delle innumerevoli direttive europee che auspicano una maggiore diffusione della cultura tra i giovani e i cittadini tutti. Internet è il mezzo migliore per raggiungere tale scopo, in realtà non utopistico, se si parte da una visione ottimistica delle potenzialità dei ragazzi e se si mette a disposizione gratuitamente materiale utile e formativo.

La rilevanza culturale dei siti viene valutata da una Commissione di esperti nominati ad hoc dal Ministero di comprovata preparazione umanistica e informatica. Il progetto è stato inviato all’On. Gasparri (è stato scelto il Ministero delle comunicazioni per identità di obiettivi).

Lo schema del progetto è molto semplice, anzi quasi banale, è vero, ma è anche banale l’esigenza di trovare contenuti di qualsiasi genere di cultura, purché sia cultura nei siti. D’altronde, sembra che la ricerca di siti “di contenuto” sia sempre più sentita dai navigatori. Recentemente AOL riporta una scoperta “inaudita”: “cresce la voglia di contenuti, anche a pagamento, tra gli utenti di Internet”. E’ davvero inaudito che negli Stati Uniti si arrivi ad ipotizzare una iscrizione a pagamento ad un sito pur di poter leggere, scaricare, memorizzare, utilizzare notizie di contenuto?

L’idea principale del progetto è agevolare la creazione di siti “controllati e legittimati” dal punto di vista contenutistico per incentivare l’imprenditoria giovanile (per questo sono previsti limiti di età e non sono ammessi gli enti né tanto meno le società) ed avere, con effetto volano, una fruizione generale e gratuita di contenuti di cultura.

Avete ragione: la preoccupazione di un maggior aggravio per i contribuenti è fondata. E’ opportuno considerare, però, che nel nostro ordinamento esistono normative che fanno ricorso ai contributi statali per incentivare varie attività, per es. la cinematografia, la cultura scientifica, la danza; queste sono tutte attività settoriali, di nicchia; il sito di contenuto è assolutamente di tutti.

Esiste, è vero, la possibilità (da non prendere però come regola) che i fruitori del beneficio non destinino il contributo ai fini dichiarati nella richiesta sotto responsabilità penale, e per questo si è pensato alla possibilità di sgravi fiscali, ma sarà una proposta da fare e trattare con le Autorità competenti in caso di esito positivo del progetto e non sta certo a me prendere in considerazione una simile possibilità.

Siamo a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti,

Dott.Natalia Rossi
Dott. Pierdomenico Baccalario
Cosedilegge

Gentili dottori
credo che la buona fede della proposta sia sotto gli occhi di tutti ma rimango della mia opinione, e cioè che si tratta di una proposta poco utile e persino pericolosa per i contribuenti per il precedente che potrebbe tracciare online.

Parlate di agevolazioni per l’imprenditoria giovanile ma è importante capire che quello è un contesto normativo del tutto diverso da quello che proponete. Quelli che volete vengano sostenuti sono siti “gratuiti”, per loro natura non destinati a competere sul mercato (non devono effettuare registrazioni di utenti, non devono ospitare pubblicità e così via). Non credo, invece, che si possano chiamare imprese enti integralmente finanziati con denaro pubblico e sostanzialmente privi di attività finalizzata alla redditività.

Se lo Stato vorrà finanziare tra le opere pubbliche anche opere della cultura presenti in internet ben venga. Ma lo si faccia senza assurde discriminazioni (come quella che consente di accedere al contributo i soli under35) e senza colpire il mercato, creando fotocopie di iniziative già esistenti ma, al contrario di queste, finanziate dallo Stato.

Al di là della vostra proposta, infine, rimango dell’idea che già oggi lo Stato foraggi una quantità sufficiente di iniziative culturali che non hanno possibilità né chance di arrivare al grande pubblico. Prima di aprire la borsa per finanziare nuove attività su internet faremmo bene a dare uno sguardo a quello che accade fuori dalla rete e con quale “trasparenza” oggi certi fondi vengono assegnati dagli organismi competenti…

Con simpatia e immutata stima,
Paolo De Andreis

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Pubblicato il 13 dic 2002
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