Diffamazione, chiusa pagina di sito internet

Diffamazione, chiusa pagina di sito internet

Il caso è legato a quello di Covoprieca ma questa volta il sequestro preventivo riguarda solo una pagina del sito
Il caso è legato a quello di Covoprieca ma questa volta il sequestro preventivo riguarda solo una pagina del sito

Roma – Quello che è accaduto nelle scorse ore appare come un importante passo avanti: la Polizia postale di Vercelli ha infatti provveduto al sequestro preventivo di una pagina coinvolta in un procedimento di diffamazione, senza imporre il sequestro di tutto il sito.

Il caso è quello, già raccontato da Punto Informatico, che riguarda anche il sito Covoprieca.com ed è relativo alla pubblicazione di alcuni atti giudiziari che, in quella forma, sono stati accusati di rappresentare una pubblicazione diffamante. Un caso sul quale sta indagando il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Vercelli.

Il sequestro riguarda il sito Naturalia.net e in particolare questa pagina , che a quanto pare riproduceva i contenuti oggetto dell’indagine. Ma la novità è sostanziale perché l’indagine “risparmia” l’attività del resto sito, tanto che il decreto di sequestro pubblicato su quella pagina parla, forse per la prima volta, di una “area internet” sottoposta a sequestro anziché di un “sito web”.

Questo è il racconto pubblicato sulla mailing list progettogaia da parte dei curatori del sito Naturalia.net: “Siamo stati convocati presso il compartimento di Polizia di Torino (per la precisione Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni) squadra Polizia Giudiziaria dove ci è stato consegnata copia del decreto di sequestro preventivo del tribunale di Vercelli. Poi ci è stato chiesto di operare con il loro computer, via FTP, per rimuovere il file con l’articolo sui canili e, sempre insieme a loro, ci è stato fatto mettere in linea il file con la pagina che dice che la pagina stessa è sotto sequestro. Ovviamente abbiamo tutti i verbali a prova di quanto è stato fatto. Per ora non ci è stato detto di fare altro se non aspettare che il giudice ci dia altri ordini in merito e di essere “a disposizione”. Speriamo che la cosa si risolva nel migliore dei modi per tutti quante le persone coinvolte.”

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Pubblicato il
17 ott 2001
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