Diritto all'oblio, i numeri del Garante

Diritto all'oblio, i numeri del Garante

Sono un numero ridotto i cittadini che, a fronte di un diniego di Google, si rivolgono all'authority della privacy per sparire dai risultati di ricerca. Un terzo dei ricorsi viene accolto
Sono un numero ridotto i cittadini che, a fronte di un diniego di Google, si rivolgono all'authority della privacy per sparire dai risultati di ricerca. Un terzo dei ricorsi viene accolto

Non sono solo i colossi della Rete ad offrire trasparenza rispetto alle richieste di rimozione e alle effettive deindicizzazioni operate sulla base del diritto al’oblio, così come definito nella storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea: ha offerto un quadro del proprio operato anche il Garante italiano, a cui i cittadini possono fare riferimento per ricorrere contro il diniego dei motori di ricerca in merito alle loro richieste di scomparire dalle pagine dei risultati.

Richieste Google Italia

L’authority italiana, aggiornando i dati illustrati a dicembre 2014, riferisce che sono una cinquantina i ricorsi presi in esame e una decina i casi “in via di definizione”, sollevati da “persone comuni, figure pubbliche locali, professionisti”: a fronte delle 25.085 richieste di rimozione pervenute da Google per 82.421 URL, e dei 48.415 URL non rimossi, l’authority sottolinea che siano un “esiguo numero” i cittadini italiani che hanno scelto di avvalersi della procedura di ricorso.

Il Garante spiega che le richieste degli interessati sono state accolte “in circa un terzo dei casi definiti” sulla base di una valutazione dell’interesse pubblico delle informazioni, della loro eccedenza o della capacità di danneggiare la reputazione e la vita privata del ricorrente: per questi ricorsi a Google è stata ordinata la rimozione dei link segnalati. La maggior parte dei ricorsi si è invece conclusa con un rigetto, con il garante che si è allineato alla valutazione di Mountain View.

Nella breve relazione del Garante non si fa alcun riferimento a ricorsi eventualmente presentati nei confronti delle decisioni di altri motori di ricerca, che appaiono essere investiti da un numero molto più contenuto di richieste: Microsoft, che allo stesso modo ha implementato un sistema di segnalazioni e ha avviato le procedure di valutazione per la deindicizzazione dei link, ha nei giorni scorsi fatto chiarezza sui numeri delle rimozioni. Per l’Italia, a fronte di 467 richieste relative a 1,905 URL, ha stabilito fosse opportuno rimuovere dei risultati 1.125 link ad altrettante pagine.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 27 ott 2015
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