Domini .eu: la Commissione applaude

Domini .eu: la Commissione applaude

Secondo il commissario Reding la corsa agli .eu indica il grado di aspettative di imprese e cittadini verso l'Europa. Ma se nel Regno Unito crescono le polemiche, qualche blogger accusa: tutto il sistema è fallato
Secondo il commissario Reding la corsa agli .eu indica il grado di aspettative di imprese e cittadini verso l'Europa. Ma se nel Regno Unito crescono le polemiche, qualche blogger accusa: tutto il sistema è fallato


Roma – I responsabili dell’EURid, il consorzio incaricato della gestione del giovane dominio europeo, vedono confermate le loro previsioni riguardanti le registrazioni di domini.eu, prima riservati solamente a coloro che erano titolari di marchi registrati. Infatti quattro ore dopo l’apertura al pubblico, stabilita per venerdì 7 aprile, erano stati assegnati ben 702.684 nuovi domini negli stati facenti parte dell’Unione Europea.

Gli oltre mille registrar accreditati hanno incominciato scaldarsi fin dalla prima ora di apertura quando le richieste arrivavano con la frequenza di una ogni 76 secondi. La nazione da cui queste richieste sono partite in maggior numero risulta essere la Gran Bretagna con 176.668 richieste approvate, seguita in ordine da Germania (138.085) e Olanda (100.445).

Ma, nonostante il primato, in Inghilterra l’avvento del dominio.eu sembra essere stato avvertito da parte della classe politica come una ulteriore richiesta di adeguamento agli standard europei, i quali non sono mai stati accolti con gioia, e ciò ha diviso le tre maggiori forze politiche d’oltremanica: il “Liberal Democrats Party”, il “Labour Party” e il “Conservatives Party”.

I liberali, nella figura del portavoce Mark Pack, non sembrano avere interesse nell’acquisire un proprio dominio europeo in quanto sostengono che “alcune lettere alla fine di un domain name non sono rilevanti ai fini della politica e che non interessa agli elettori inglesi che il proprio partito abbia un dominio europeo”. Una posizione simile è quella del partito laburista, che però non ha precisato le proprie intenzioni riguardo la volontà o no di attivare un dominio.eu. Di diverso avviso è il partito conservatore, che sta tentando a tutti i costi di registrare un dominio europeo, dopo aver fallito l’acquisizione di due riferimenti, i quali erano stati già assegnati ad altri utenti. I conservatori annunciano battaglia, sostenendo di aver diritto ad un proprio dominio poiché il loro partito non ha emuli nel resto d’Europa.

Un’altra situazione particolare è quella dell’Italia che ha totalizzato (per ora) solo 24.885 registrazioni: meno della metà degli utenti ciprioti (67.400). Considerando che nel sunrise period erano stati solo 6.200 i domini registrati su circa mezzo milione di marchi italiani riconosciuti, non si è verificata quell’affluenza enorme che ha invece caratterizzato molti grandi stati europei.

Benché le aspettative fossero maggiori, i dati pervenuti dall’Italia non dovrebbero inficiare il raggiungimento dell’obiettivo di un milione di registrazioni nel primo anno di attività che EURid si era posto a dicembre, quando il neonato.eu muoveva i suoi primi passi nel web europeo. Dunque grazie anche ad.eu e al suo brillante esordio, la UE compie un ulteriore passo nell’abbattimento delle barriere nazionali. Non a caso la Commissione ha espresso apprezzamento per l’interesse degli europei verso i nuovi domini. E la commissaria alla Società dell’Informazione, Viviane Reding, ha ammonito: “La domanda da parte di cittadini e imprese europee mostrerà se credono o no all’Europa”.

Tutto bene dunque? Non proprio, a leggere certe cronache sulla gestione delle registrazioni dei nuovi domini vengono i brividi. Vengono sollevate questioni, sull’effettiva titolarità dei domini agli europei, sui quali senza dubbio eurID dovrà far luce.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
11 apr 2006
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