Droga, è YouTube la prima dose

Droga, è YouTube la prima dose

I netizen postano clip in cui fanno sfoggio del consumo di sostanze stupefacenti. Ora qualcuno dice che così si spingono i minori verso la droga. Gli States raccomandano vigilanza alle famiglie
I netizen postano clip in cui fanno sfoggio del consumo di sostanze stupefacenti. Ora qualcuno dice che così si spingono i minori verso la droga. Gli States raccomandano vigilanza alle famiglie

La droga consumata sul Web minaccia le giovani generazioni, pupille a spillo su YouTube rappresentano una tentazione irresistibile, giovani avvolti in nubi di fumo denso spingono i minori al consumo di sostanze. A lanciare l’allarme è il governo statunitense.

È John Walters, a capo del centro di coordinamento statunitense per le politiche antidroga ( ONDCP ), a tentare di responsabilizzare giovani e genitori: è vero che le reti sociali online e i servizi di video sharing ospitano le manifestazioni più spudorate della trasgressione adolescenziale, è altresì vero che questi aggressivi tentativi di imporre il proprio status non scorrono indifferenti nelle menti malleabili dei netizen più giovani.

Competono su YouTube nell’assumere i maggiori quantitativi di droga, si mostrano alterati da ogni tipo di sostanze psicotrope, connotano il consumo di sostanze con un alone di fascino: in questo modo spingerebbero la platea di spettatori all’emulazione, ritrarrebbero la tossicodipendenza come un piacevole diversivo, dispenserebbero informazioni distorte sulle droghe. L’impatto? I ragazzi si lasciano avvincere dalle clip in cui è facile imbattersi per caso: Walters cita numeri raccolti in uno studio condotto da Nielsen Online per l’ Office of National Drug Control Policy , secondo cui il 5 per cento dei ragazzi statunitensi in un mese sarebbe stato esposto ad almeno un video relativo alla droga. Il 40 per cento di queste clip testimonierebbero il consumo di sostanze stupefacenti.

Consumo eroina Un terzo del pubblico di questi tipo di video, sottolinea Walters, avrebbe meno di 16 anni, attraverso i video avrebbe potuto documentarsi sulla varietà dei consumi della cocaina, avrebbe potuto lasciarsi tentate dall’ottundente piacere delle bevande alcoliche, avrebbe potuto scoprire che il giardino di casa riserva sorprese sciamaniche. “I genitori inorridirebbero se pensassero che le persone che registrano e caricano questi video si stanno infiltrando nelle loro case e incoraggiassero i loro figli di 13 anni a riempirsi un bong o a sbevazzare birra – tenta di responsabilizzare le famiglie Walters – il fatto è che queste persone si infiltrano dentro la vostra casa attraverso la connessione a Internet e in vostro computer”.

A infiltrarsi nell’intimità domestica e nei cassetti della biancheria dei giovani statunitensi è stata altresì la salvia divinorum, allucinogeno che in numerosi stati americani si sta meditando di mettere al bando. A incoraggiare i legislatori che premono per il proibizionismo, la quantità di video postati su YouTube da netizen che si intrattengono con le proprietà psicoattive della salvia. A Mountain View non sanno come comportarsi : la policy di YouTube sconsiglia agli utenti di pubblicare video nei quali si mette in scena l’uso di droghe, ma non è ancora chiaro se la salvia divinorum debba considerarsi tale.

Ma se i giovani si lasciano corrompere e le piattaforme nulla possono nei confronti di clip in cui si mostra il consumo di sostanze stupefacenti, l’ONDPC ha già approntato una strategia per rispondere alla droga con la propaganda virale : avevano aperto un canale su YouTube nell’auspicio che il messaggio antidroga venisse scambiato dai netizen di link in link.

L’ultimo dei video postati dal centro di coordinamento antidroga risale a due anni fa. Se impugnare le stesse armi dei giovani spacciatori di video non ha sortito alcun effetto, Walters sfodera una ricetta alternativa: il monitoraggio costante, la vigilanza della cronologia delle sessioni online, la supervisione da parte dei genitori. A parere del direttore del centro antidroga, le famiglie non dovrebbero disconnettere il pargolo, in quanto la rete offre innumerevoli opportunità per i minori: “Nessuno sta parlando di censurare Internet, stiamo parlando di una legittima supervisione genitoriale”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
8 ott 2008
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