Dude.it/ Un back up di me stesso

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di Luca Vanzella. Secoli fa la carta d'identità non esisteva e solo chi viaggiava doveva portare con sé un salvacondotto: domani mattina può nascere una memoria che replica l'intera esistenza di ciascuno di noi. Se non è già nata
di Luca Vanzella. Secoli fa la carta d'identità non esisteva e solo chi viaggiava doveva portare con sé un salvacondotto: domani mattina può nascere una memoria che replica l'intera esistenza di ciascuno di noi. Se non è già nata


Web – Quali potrebbero essere le implicazioni sociali e individuali del portare addosso una completa rappresentazione di sé, di tutto ciò che si è fatto, detto, prodotto, comunicato nella propria vita? E di tutto quello che hanno fatto e detto le persone vicine a noi?

Dieci anni fa l’hard disk medio aveva una capienza di 8/10 MB. Oggi esistono hard disk di fascia consumer che arrivano fino a 40GB, e occupano meno di un quarto dello spazio. Il che significa, più o meno, dimensioni -75%, capacità +4000%. Già adesso sono disponibili minidrive indossabili, grandi poco più di una monetina da 200 lire, in grado di contenere tutta la documentazione “tradizionale” disponibile sulla vita del cittadino medio: informazioni mediche, amministrative, personali, tutto ciò che ha scritto e letto nella sua vita, tutte le fotografie che ha scattato, l’elenco dei film che ha visto, i suoi giudizi a scuola, la fedina penale…

Dando per scontato il tasso di sviluppo verificatosi finora, non è azzardato pensare che nel giro di una decina d’anni esisteranno drive delle dimensioni – tiriamo a indovinare – di centinaia di Terabyte (milioni di Megabyte). Questi minimaxidrive saranno sicuramente capaci di immagazzinare tutte le informazioni possibili sul cittadino medio, ma potranno – volendo – anche contenere enormi volumi di dati, dalla mappatura genetica completa dell’individuo alla registrazione audio e video in formato supercompresso dei momenti salienti della vita di quella persona, se non addirittura dell’intera vita.

La prima reazione – comprensibile – è di terrore: evocazioni del grande fratello, di scenari tipo Gattaca e altri spauracchi tecnologici da terzo millennio. E in effetti qualche rischio c’è, a portare con sé tutte le informazioni più private e i dati più sensibili, accessibili a chiunque ne abbia l’autorità. Da qui all’identificazione istantanea dei cittadini in base ai dati genetici il passo non è brevissimo, ma è comunque un rischio da considerare.

Un’altra paura tipica – secolare, per non dire millenaria – è la fine, per morte violenta, della capacità umana di ricordare. Socrate aveva paura addirittura della scrittura, per trent’anni noi stessi abbiamo demonizzato le calcolatrici; la speranza è che un domani riusciremo a non ripetere l’errore e a prendere in considerazione l’eventualità che queste nuove grandi capacità di memoria possano un giorno essere strumenti utili di un quotidiano “normale”.

La possibilità di disporre di un backup completo della propria vita (perlomeno in termini visivi e sonori) può permetterci, banalmente, di verificare affermazioni fatte da altri in nostra presenza (per tagliar corto su diatribe e litigi), può farci rivivere momenti della nostra vita per scopi psicoterapeutici (traumi infantili, eventi rimossi, etc.) e soprattutto potrebbe permetterci di condividere con altri esperienze vissute, traumi subiti, momenti felici e situazioni drammatiche. Se tutto ciò presenta il rischio di una coazione a ripetere, rivedendo in continuazione momenti particolarmente significativi della propria vita, ci sono anche implicazioni meno pessimistiche: la condivisione con il/la partner delle esperienze felici del proprio passato, dei viaggi, delle persone incontrate, e persino una sorta di comunanza empatica e ragionata dei momenti dolorosi e traumatici.

Quali saranno le reali applicazioni – e conseguenze – di questa nuova possibilità non è dato di saperlo, ma è importante cominciare a fare i conti con il fatto che prima o poi – forse prima di quanto ci si aspetti – queste possibilità, tra Strange Days, Gattaca e Hyperion, saranno reali, proprio come le porte scorrevoli di Spazio 1999 che trent’anni fa simboleggiavano il “futuro”.

di Luca Vanzella
Dude, giornale per caso

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Pubblicato il
28 nov 2000
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