GDrive, forse si fa sul serio

GDrive, forse si fa sul serio

Il tanto atteso servizio di storage online potrebbe vedere la luce a breve. Il drive made-in-Google colmerebbe il tassello mancante nella strategia di BigG
Il tanto atteso servizio di storage online potrebbe vedere la luce a breve. Il drive made-in-Google colmerebbe il tassello mancante nella strategia di BigG

Si fa, non si fa, esiste, non esiste: di GDrive , lo spazio web per immagazzinare i dati e i file degli utenti nei datacenter gestiti da Mountain View, si parla da tempo , ma finora non si sono avute conferme ufficiali della sua esistenza da parte di BigG. Un articolo del Wall Street Journal rilancia l’idea del “disco fisso” telematico marcato Google, dando per imminente la sua apertura al pubblico. GDrive debutterà entro i prossimi mesi , sostiene il WSJ citando fonti anonime.

Il progetto GDrive, anche noto come “Platypus” (ornitorinco), è un tema ricorrente nella cronistoria recente della società che ha largamente contribuito a gettare le fondamento del Web e della Rete moderni: il servizio, oggetto di parodie da parte degli stessi dipendenti Google, non è mai stato confermato ufficialmente, ma si fa riferimento a “Google Drive” in una presentazione agli analisti risalente al marzo 2006 e si hanno notizie di un client di storage on-line usato dagli impiegati della società .

Se GDrive insomma non esiste ufficialmente, il desiderio di fornire uno spazio di storage “illimitato” agli utenti ha certamente lasciato tracce di sé nei piani aziendali e tecnologici di BigG. A conti fatti, è una idea che già qualcuno ha provato a sviluppare in maniera concreta , usando nel caso specifico l’allora incredibile quantità di spazio messa a disposizione dal servizio di posta via web Gmail.

Ma nel moderno panorama di rete, caratterizzato da una integrazione sempre più stringente tra on-line e off-line che vorrebbe modificare le consuetudini della produttività personale e aziendale spostandone il fulcro in rete, un approccio amatoriale come quello di una estensione della shell di sistema che funge da “hack” per piegare GMail a compiti che non gli sono particolarmente congeniali non basta di certo.

L’ipotesi del WSJ, che sostanzialmente non dice nulla che non fosse già noto sulla questione GDrive, si basa sul fatto che la concorrenza tra i grandi nomi per la conquista degli orticelli telematici degli utenti passa necessariamente anche per un sistema di storage di dati che possa andare ad integrare gli strumenti di produttività già presenti on-line , come ad esempio quel Google Office che tanta pressione ha messo sulle strategie aziendali di Microsoft.

E sarebbe un’idea, quella di GDrive, che dopo tanto tempo non farebbe di Google un apripista: proprio Microsoft, per tenere a bada il concorrente, ha tempo fa lanciato Live Drive , servizio di storage on-line perfettamente integrato con gli altri strumenti della piattaforma Live distribuiti dal colosso di Redmond.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
28 nov 2007
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