Gli avversari di Apple Pay

Gli avversari di Apple Pay

Cupertino non è stata certo la prima a pensare a un meccanismo di pagamento senza contante. E la lotta oltreoceano si è fatta senza quartiere, cercando di tenere la Mela fuori dai grandi magazzini
Cupertino non è stata certo la prima a pensare a un meccanismo di pagamento senza contante. E la lotta oltreoceano si è fatta senza quartiere, cercando di tenere la Mela fuori dai grandi magazzini

Apple Pay non è l’unica strada per il pagamento elettronico: oltre alle soluzioni fisiche già sviluppate da startup come Square , i retailer provano a loro volta a “disintermediare” lo scambio di valuta sganciandosi da banche e circuiti consolidati fin qui privi di concorrenza. MCX è un consorzio nato dagli sforzi comuni tra gli altri di Walmart, Target, Kmart, 7-Eleven : pesi massimi della rivendita al dettaglio, che vogliono tenere testa a Cupertino offrendo a loro volta la propria soluzione per acquistare beni senza ricorrere a contanti o carte di credito. La loro idea per il pagamento elettronico si chiama CurrentC, ma non ha avuto un esordio facile.

Le ultime notizie parlano di un buco nel perimetro di sicurezza della nuova infrastruttura: attaccanti fino a questo punto non identificati hanno fatto breccia nei sistemi e sottratto gli indirizzi email dei partecipanti al programma pilota che precede il lancio al pubblico del prodotto. MCX ha preso contatto con i soci del consorzio e gli utenti finiti vittima della violazione, ribadito di prendere sul serio la questione sicurezza e promesso indagini e altre informazioni non appena ci saranno sviluppi: ma non è certo il biglietto da visita migliore da presentare per chi si appresti a raccogliere i denari di milioni di clienti.

Prima dei guai di sicurezza, però, CurrentC ha avuto serie difficoltà anche con il giudizio dei primi utilizzatori delle sue tecnologie : su App Store, il marketplace di Apple, così come su Play fioccano recensioni negative a 1 sola stella che puntano soprattutto il dito sull’usabilità e la praticità del meccanismo scelto. Il sistema si dovrebbe appoggiare a dei QR-code (codici a barre bidimensionali) da fotografare con lo smartphone, e da mostrare alla cassa per completare l’acquisto. Il tutto però presuppone anche di fornire a priori le informazioni relative al proprio conto bancario al sistema: in pratica MCX punta a prelevare direttamente dal saldo il denaro, senza passare attraverso i circuiti delle carte di credito, in modo tale da eliminare dall’equazione la percentuale che VISA, Mastercard e American Express (per citare i nomi più famosi del settore) intascano a ogni transazione.

La mossa di MCX punta alla classica operazione di “disintermediazione” che in questi anni ha permesso lo sviluppo di molti nuovi business che hanno fatto la fortuna di molte nuove startup: le notizie sono disintermediate da Twitter, per esempio, con il pubblico che può attingere direttamente alla fonte delle celebrità e dei personaggi pubblici. Anche MCX crea una scorciatoia, niente più contanti e niente carte di credito: ma questo pone anche delle altre questioni sul tavolo, come per esempio le garanzie che solitamente i circuiti tradizionali offrono in caso di furti della carta o frodi. Non è ancora chiaro come MCX si muoverebbe nel caso in cui CurrentC fosse vittima di attacchi, o nelle inevitabili situazioni nelle quali già molti retailer d’oltreoceano sono incappati con carte di credito e altri dati personali sottratti dai loro database.

C’è poi un’altra questione in ballo: a quanto pare MCX avrebbe inizialmente chiesto ai suoi aderenti di garantire l’esclusiva al circuito CurrentC nei negozi , in modo tale da poter offrire di conseguenza ai clienti un servizio davvero efficace. Promessi buoni sconto e raccolta punti per garantire il cosiddetto “engagement” dei consumatori, così da farli affezionare al servizio: nessuna ragione tecnica preclude in teoria di adottare altri servizi, ma ci sarebbe in piedi un pesante meccanismo di “multe” per chi decidesse di offrire diverse possibilità al consumatore finale (ipotesi comunque smentita ). La mossa in sé non sarebbe un problema, a meno che non si fosse creato un cosiddetto cartello per tenere deliberatamente fuori dai giochi altri concorrenti: se cioè MCX o anche solo alcune catene avessero deciso di fare quadrato per sbarrare la strada all’ingresso di un altro nome nel panorama dei pagamenti elettronici avrebbero violato le norme antitrust. E si sa che gli USA sono degli amanti spassionati della libera concorrenza: non è un caso che MCX si sia affrettata a fare dichiarazioni distensive e di apertura verso la possibile concorrenza.

Le prospettive del settore sono rosee, come dimostrano i primi numeri registrati da Apple Pay , e la popolarità di Cupertino pone tutti i suoi potenziali competitor in una posizione scomoda: la Mela sembra non avere fretta e stare costruendo il suo fortino (o giardino recintato, se si preferisce definirlo così) un po’ per volta , la decisione finale su chi sarà il vincitore la prenderà chi ha in mano i soldi, ovvero i consumatori.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 3 nov 2014
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