Google Books sarà l'arca della cultura

Google Books sarà l'arca della cultura

Lo dice il co-fondatore di BigG Sergey Brin. La preservazione del sapere è fondamentale e Mountain View ha i mezzi per esserne il promotore
Lo dice il co-fondatore di BigG Sergey Brin. La preservazione del sapere è fondamentale e Mountain View ha i mezzi per esserne il promotore

Il tribunale di New York che sta seguendo il caso dell’accordo milionario tra Google e gli editori statunitensi ha prorogato i termini entro cui dovrà esprimere il giudizio finale al 9 novembre. Nell’attesa Sergey Brin dalle colonne del New York Times racconta la gestazione di Google Books, il servizio posto più volte sotto i riflettori del Department of Justice statunitense.

Lui e Page avevano immaginato Google Print (l’antenato di Books Search) già 10 anni fa , quando la grande G ancora non era che una delle tante startup che affollavano la Silicon Valley poco prima che arrivasse la decimazione innescata dalla bolla economica dotcom .

Nel corso della storia sono andate perdute milioni di pagine , a partire dal leggendario incendio della Biblioteca di Alessandria ai roghi medievali dei libri messi all’indice. Nell’era dell’ipertesto la carta stampata rappresenta ancora una buona fetta dello scibile umano : sarebbe uno spreco inaccettabile permettere che il sapere contenuto in antichi volumi possa andare perduto, qualsiasi sia la ragione.

Da tempo BigG preme per la digitalizzazione , non solo per la salvaguardia della cultura ma anche per spingere l’innovazione culturale, con uno sguardo all’ambiente: produrre un libro non significa solo sacrificare alberi per la carta. A Mountain View sono convinti che la cultura debba essere accessibile, specialmente in un era in cui la condivisione di esperienze è alla portata di (quasi) tutti.

L’accordo con gli editori era già stato proposto un anno fa e aveva ricevuto l’assenso di questi ultimi: è stato il governo USA a fermare tutto, imponendo la revisione e la seguente riscrittura di alcuni termini del patto.

Brin appare fiducioso sul buon esito della faccenda: è convinto che gli editori siano consci almeno quanto lui della rilevanza del tema preso in esame. Le dinamiche di mercato sono marginali: l’obiettivo è puntato sul sapere condiviso e la preservazione dei dati su supporti giudicati più adeguati. Rimane da capire cosa ne pensa l’esecutivo statunitense.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 9 ott 2009
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