Google Earth ora è un ologramma

Google Earth ora è un ologramma

Il mappamondo virtuale di Google diventa ancora più virtuale, smaterializzandosi nell'aria e trasformandosi in un'applicazione olografica
Il mappamondo virtuale di Google diventa ancora più virtuale, smaterializzandosi nell'aria e trasformandosi in un'applicazione olografica

I giapponesi di LM3LABS hanno preso il familiare mappamondo di Google Earth e lo hanno trasformato in uno showcase tecnologico, portabandiera di un futuro in cui la “interfaccia” tra uomo e applicazioni visive sarà formata dai gesti naturali delle dita e da una rappresentazione grafica raggiungibile da lontano senza il tocco fisico .

Un’applicazione che è stata mostrata in un video pubblicato online da LM3LABS, che mostra nella sua breve durata la facilità con cui l’operatore può girare in ogni direzione il globo terracqueo di Google Earth, selezionare una qualsiasi locazione, zoomare, agire in multi-touch sulla superficie del pianeta riprodotta dal noto tool-mappamondo di Mountain View.

L’applicazione, per quanto di sicuro impatto, non è attualmente in tre dimensioni : Google Earth viene trasmesso su un semplice schermo bidimensionale dotato di qualità interattive “touch-less” grazie all’impiego della tecnologia Ubiq Window , sviluppata dalla stessa LM3LABS di Tokyo.

Ubiq’Window viene descritta come “una tecnologia ottica touchless che permette all’utente di sperimentare una interattività unica con i contenuti digitali attraverso gesti naturali”. Attrattiva, affascinante ma soprattutto facile da implementare, sostengono da LM3LABS, aperta sin da subito a ogni genere di applicazione software o persino a siti web di vecchia concezione e non esattamente “2.0”.

Una tecnologia che è stata finora impiegata prevalentemente nei musei, nei bar hi-tech di Osaka e nei chioschi dimostrativi dei prodotti tecnologici che fanno delle interfacce naturali e sensibili al tocco il loro punto di interesse principale.

È basata su Ubiq’Window anche la dimostrazione dello smartphone Omnia SGH i900 di Samsung, l’iPhone “killer” che è stato possibile sperimentare nei chioschi interattivi approntati dal produttore coreano e da LM3LABS a Singapore. La tecnologia touchless ha permesso di usare riproduzioni giganti del telefonino, su cui gli utenti hanno trascinato icone per lanciare le applicazioni, o sui cui pulsanti esterni hanno cliccato per raggiungere velocemente le sue varie funzionalità, e altro ancora.

La speranza di LM3LABS è che la mania touch del momento, esplosa soprattutto grazie al successo senza precedenti di iPhone di Apple e del conseguente “allineamento” dei maggiori produttori di smartphone, si trasformi infine in voglia di interfacce touchless , un settore in cui la corporation giapponese può dire la sua con un qualche anticipo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 lug 2008
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