Google Instant, search in tempo reale

Google Instant, search in tempo reale

Lanciata una nuova feature che permetterà agli utenti di ottenere risultati automatici di ricerca direttamente in homepage. Anche a partire da una semplice lettera. Occhio alle parole tabù
Lanciata una nuova feature che permetterà agli utenti di ottenere risultati automatici di ricerca direttamente in homepage. Anche a partire da una semplice lettera. Occhio alle parole tabù

C’è chi ha già azzardato entusiastiche profezie, parlando di un nuovo strumento web destinato a modificare radicalmente le attuali abitudini di ricerca di milioni di utenti. Ma Google Instant è stato semplicemente presentato come “un ulteriore potenziamento dell’infrastruttura tecnologica del motore di ricerca”.

In sostanza , una nuova interfaccia per il search engine made in Mountain View , che dovrebbe rendere decisamente più semplice la ricerca mostrando i risultati direttamente in homepage . Risultati che verranno fuori in tempo reale, praticamente in corso di digitazione . Per velocizzare le pratiche quotidiane legate al search, ma soprattutto anticipare le richieste degli utenti, dice BigG.

Un esempio. Tutti coloro che inizieranno a digitare la lettera w nell’apposito spazio di Google.com si ritroveranno con una serie di primi risultati apparsi in automatico. Senza alcun bisogno di premere invio sulla tastiera . L’algoritmo di BigG presumerà che la lettera w rappresenti l’effettivo desiderio dell’utente di tenersi aggiornato sulle previsioni meteo, in inglese weather forecast (per il momento il nuovo Instant funziona al meglio con la lingua inglese).

Per BigG , si tratterebbe in primis di una questione di significativi risparmi di tempo. Come annunciato da un comunicato stampa, la funzione Instant farà risparmiare dai 2 ai 5 secondi per ogni ricerca media effettuata . Ipotizzando un tempo medio di 3,5 secondi a ricerca – e quindi un miliardo di ricerche effettuate ogni giorno su Google – a livello globale si risparmierebbero circa 11 ore per ogni secondo trascorso.

Ammesso che proprio tutti gli utenti di Google decidano da questo momento di attivare la funzione Instant. Ma succederà? I dubbi espressi sono stati molteplici. A partire da una certa sicurezza dimostrata dalla Grande G, che da una semplice lettera dell’alfabeto vorrebbe capire in cosa consistano i reali desideri di ricerca dell’utente.

Lo stesso CEO Eric Schmidt aveva recentemente sottolineato come il search possa diventare più veloce, automatico e soprattutto personale. Nel senso di capace di anticipare le ricerche dei netizen . Google Instant vuole dunque essere un passo da intraprendere nella direzione di quella che è stata chiamata “età dell’umanità aumentata”.

Google ha parlato di testo intuitivo. “La parte finale del termine ricercato, intuita dal sistema, è evidenziata in grigio chiaro ancor prima di aver finito di digitare la parola stessa – si può leggere nel comunicato – In questo modo, se tra i suggerimenti compare quello di cui si ha bisogno, si può smettere di digitare e accedere direttamente ai risultati di ricerca”.

Possibilità che tuttavia non verrà garantita a determinati utenti . Ovvero quelli che vadano alla ricerca di contenuti osceni o comunque per adulti . Ecco perché per consultare i risultati per la parola pene bisognerà premere invio. Google Instant restituirà solo termini come penelope . Il motivo? Tutelare i minori. Ma che succederebbe se una ragazzina cercasse la band Pussycat Dolls con Google Instant?

Ancora. C’è chi ha sottolineato come i vantaggi legati al risparmio di tempo sbandierato da Google possano non rivelarsi così straordinari. Secondi potrebbero essere spesi per capire se il sito suggerito dal motore sia quello giusto. Secondi potrebbero essere spesi per consultare il sito sbagliato. A meno che Google non decida di personalizzare in modo più specifico le ricerche di milioni e milioni di utenti.

E cosa dire del futuro della Search Engine Optimization (SEO)? C’è chi ha ipotizzato la sua imminente morte, dal momento che le singole parole potrebbero non avere più validità per gli algoritmi segreti di BigG. Qualcun’altro ha invece sottolineato come diventi interessante analizzare nei tool di analytics gli accessi generati da keyword di uno o due caratteri.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 set 2010
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