Google punirà i link a pagamento degli altri?

Google punirà i link a pagamento degli altri?

I sotterfugi per migliorare il ranking del proprio sito sballano l'indicizzazione: per questo motivo lo specialista di Google nel Search Engine Optimization se la prende con i siti che le tentano tutte
I sotterfugi per migliorare il ranking del proprio sito sballano l'indicizzazione: per questo motivo lo specialista di Google nel Search Engine Optimization se la prende con i siti che le tentano tutte

Matt Cutts, celeberrimo specialista di Google nel Search Engine Optimization e nella lotta allo Spamdexing , ha scatenato un putiferio con le sue ultime prese di posizione contro l’abuso di linking . Già, perché il paladino dell’indicizzazione pulita avrebbe sposato una politica secondo molti “integralista”, scatenando un coro di proteste.

Sotto le cannonate di Cutts sono caduti i link nascosti , i link nei temi WordPress e quelli a pagamento . Insomma, l’obiettivo finale sarebbe quello di eliminare definitivamente i link irrilevanti dall’indicizzazione online.

Secondo Kevin Newcomb di SearchEngineWatch , però, questa presa di posizione sembrerebbe più che altro una dimostrazione di forza . “Vi sono link a pagamento che hanno ripercussioni negative sui risultati delle ricerche, e certamente Google ha il diritto di far fronte al problema. Ma dire che tutti i siti con link a pagamento saranno puniti è un’altra cosa”, scrive Newcomb.

Newcomb si dice convinto che non sia disdicevole vendere i link come pubblicità – per permettere la crescita nel ranking di Google. Molti siti certamente lo fanno solo per questo motivo; altri invece perché comunque i prodotti pubblicizzati hanno una rilevanza anche per il sito ospitante. Di fatto, dice Newcomb, punire per queste azioni i webmaster è da considerarsi una prevaricazione di Google. “È giusto che Google dica che un programma pubblicitario che recensisce link in base alla qualità è una cosa sbagliata?”, ha sottolineato il redattore.

Un altro aspetto preoccupante riguarda la possibilità di denunciare chi utilizza link a pagamento. Come fa notare Newcomb, Google dovrebbe vestire i panni di giudice e pubblica accusa.

I commenti alle indicazioni di Cutts hanno fomentato il confronto online sul tema; interessanti le considerazioni su threadwatch , Marketing Pilgrim , Search Engine Journal e Google Blogoscoped . Fin qui l’iniziativa di Cutts sembra raccogliere ben pochi consensi.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
17 apr 2007
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