Google sperimenta per autenticare le news

Google sperimenta per autenticare le news

Avviata una prova per individuare gli articoli cui va il merito della notizia. Due nuovi meta-tag da inserire tra i meandri del codice. Ma l'errore umano resta in agguato
Avviata una prova per individuare gli articoli cui va il merito della notizia. Due nuovi meta-tag da inserire tra i meandri del codice. Ma l'errore umano resta in agguato

Google ha pensato ad un modo per dare agli editori la possibilità di sottolineare il lavoro originale e attribuire la paternità delle news .

Il motore di ricerca ha avuto sempre problemi con gli editori per il suo servizio di raccolta di notizie: approfittando di un momento di calma, che coincide con l’ accordo raggiunto ad agosto con Associated Press e i complimenti incassati dell’eterno nemico Rupert Murdoch, Mountain View pensa ad un modo per lasciare gli animi distesi e prolungare la pax degli aggregatori di notizie.

Ha così pensato di offrire ai redattori due nuovi metatag da utilizzare nelle proprie pagine Web per sottolineare due tipi di contenuti: le storie condivise con più piattaforme (identificabili con syndacation-source ) e le storie completamente originali (caratterizzate da original-source ).

Le prime così individuate permetteranno all’aggregatore di distinguere tra due versioni uguali o molto simili di una notizia e indicare quella preferita dall’editore. Il secondo metatag dovrebbero invece permettere di indicare quelle che per prime riportano una notizia.

Essendo basato sul lavoro dell’editore, il sistema funziona basandosi sulla volontà e l’onestà del redattore nel riportare la breaking news da cui ha tratto spunto.

Si tratta, in ogni caso, di un primo esperimento: se il problema della fonte originale potrebbe essere risolto da una convergenza statistica verso di essa (se vi si discostano solo pochi altri articoli facendo riferimento a se stessi come originali è facile individuare la verità), occorre, per esempio, pensare che la novità non prende in considerazione tutte le sfumature della faccenda, come il caso di una notizia arricchita di altri particolari o di commenti particolari.

Infine, i metatag possono essere impiegati facilmente anche per diffondere spam, o in maniera fuorviante: per correggere queste situazioni non vi è ancora una risposta.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
18 nov 2010
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