Google studia l'uomo connesso?

Google studia l'uomo connesso?

Secondo alcune indiscrezioni, BigG avrebbe organizzato dei focus group per analizzare le abitudini degli utenti. Potrebbe configurarsi una nuova strategia in vista di Google Me, il presunto social network made in Mountain View
Secondo alcune indiscrezioni, BigG avrebbe organizzato dei focus group per analizzare le abitudini degli utenti. Potrebbe configurarsi una nuova strategia in vista di Google Me, il presunto social network made in Mountain View

C’è chi ha sottolineato come si tratti di una nuova mossa strategica all’interno di una controversa tradizione di iniziative social. E soprattutto come un focus group rappresenti lo strumento più sbagliato per avere successo nel vasto ecosistema dei social network. Si tratta però di indiscrezioni, che vedrebbero Google alle prese con una serie di studi su certe abitudini connesse degli utenti .

Una serie di focus group , per l’appunto, che i vertici di BigG avrebbero organizzato presso la sede di Dublino, in Irlanda. Un’intervista scritta della durata di circa 60 minuti , alla ricerca di soggetti particolarmente predisposti ad un successivo studio dedicato all’usabilità. Obiettivo, comprendere in maniera approfondita gli attuali comportamenti social degli utenti.

Utenti che, almeno stando alle indiscrezioni , verrebbero pagati dall’azienda di Mountain View circa 60 euro purché venga firmato un accordo che vieti loro di parlarne in pubblico. In ballo ci sarebbe infatti il nuovo, chiacchierato social network Google Me , già pronosticato su Twitter dal CEO di Digg Kevin Rose e mai smentito ufficialmente dallo stesso Eric Schmidt.

Una serie di diapositive è comunque apparsa online , presentata dal ricercatore di Google Paul Adams. Che avrebbe così mostrato ai partecipanti una serie di problematiche legate al social networking e in particolare a Facebook. Gli attuali strumenti social altro non sarebbero che un’ approssimazione grezza delle relazioni umane nella vita reale . Dal momento che le persone sono legate a diversi gruppi d’appartenenza, non per forza di cose aggregabili in un’unica marea di amicizie online. Un social network dovrebbe perciò tenere conto di queste divisioni. Sarà Google Me a farlo?

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 13 lug 2010
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