Hollywood: scandalo! I cinesi copiano

Hollywood: scandalo! I cinesi copiano

Questa volta le major non ci stanno: assediate da colonie di rivendite di materiale pirata, i grandi del cinema industriale se la prendono con un sito che sta diventando popolare. Troppo per chi vorrebbe dominare anche in Cina
Questa volta le major non ci stanno: assediate da colonie di rivendite di materiale pirata, i grandi del cinema industriale se la prendono con un sito che sta diventando popolare. Troppo per chi vorrebbe dominare anche in Cina

Sono 13 i film oggetto del contendere, 13 file contenenti alcuni dei titoli di maggior richiamo tra quelli prodotti da Hollywood negli ultimi mesi. Su quei 13 file, scaricati dagli utenti di un netcafé cinese, Hollywood ha deciso di costruire un ponte per ruggire in Cina e dimostrare a cinesi, governanti cinesi, e al Congresso americano, che non solo nel paese si continua a copiare ma lo si fa in modo sistematico. E per far capire che anche una violazione apparentemente contenuta come questa non rimarrà impunita.

dal celebre film E così cinque studios hollywoodiani hanno unito le forze e denunciato Jeboo.com , portalone che diffonde cinema online ai cinesi, nel complesso circa 30mila titoli, e che secondo gli industriali della pellicola avrebbe realizzato un software per il download abusivo . Software poi installato in un internet café di Shangai e ivi utilizzato dagli utenti per portarsi a casa copie non autorizzate di film di enorme impatto culturale e sociale, vere e proprie opere dell’ingegno, come quelli della saga “Pirati dei Caraibi”.

Si parla di money, business, e il segnale dev’essere chiaro: nella denuncia presentata alle autorità cinesi, gli studios dichiarano di volere 3,2 milioni di yuan a titolo di risarcimento, una sommetta inferiore ai 350mila euro che potrà servire da un lato ad intimidire i gestori di net café col vizietto della pirateria e dall’altro a mettere in difficoltà Jeboo.

In un momento in cui il mercato cinese inizia a far numero anche nei fatturati dei net player statunitensi che operano oltremuraglia , infatti, le major hanno in Cina moltiplicato per 10 il problema che già le attanaglia in Occidente, quello di dar vita ad un sistema di distribuzione legale del cinema online. Sistemi che da noi lentamente iniziano a farsi vedere, in varie forme: di streaming, di downloading on demand, di acquisto di pacchetti, ma “jukebox” che in Cina faticano a trovare spazio e non solo per la grande diffusione di prodotti pirata nelle strade. La rete cinese è disseminata di strumenti “alternativi” per l’accesso a contenuti “protetti”, e non ci vuole il P2P. Basta un colosso come Baidu, il motore di ricerca cinese che in un modo o nell’altro riesce a tenere a bada Google e tutti gli altri, un search che porta con sé molti accessori, tra cui link e shortcut a materiali multimediali . Che siano legittimi o meno è un problema che, per il momento, non sembra disturbare i sogni dei suoi dirigenti.

Ed è questo il quadro complesso in cui si devono muovere le major, e parliamo di pezzi grossi: Disney, Paramount, Universal, Columbia e 20th Century Fox. Jeboo.com, come un paio di altri siti, e lo stesso Baidu, entrano rapidamente nel cuore dei cinesi, e rischiano di portar via possibile mercato. Ancor di più inducono abitudini negli utenti che è difficile rimuovere. È una vecchia storia, già nota anche da noi: molti nell’industria ritengono che uno dei problemi del peer-to-peer sia l’ abitudine indotta in chi lo usa. Un modo di vedere particolare, che non sembra godere del favore delle autorità locali.

Queste, infatti, sono da sempre inclini a promuovere, o tenere in vita, quelle attività nate in loco che sappiano farsi largo, e magari primeggiare sui competitor occidentali . Questi ultimi, costretti a penetrare quel mercato a furia di joint-venture e/o con grandi promesse di investimenti graditi al regime, cedono su tutti i fronti (diritti civili in primis) ma è una tendenza destinata ad esaurirsi. Almeno lo spera Hollywood che con questa piccola grande denuncia spera di dare un segnale . Rimane da vedere se dall’altra parte ci sarà qualcuno disposto a coglierlo.

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Pubblicato il
23 nov 2007
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