I robot attraversano l'Atlantico

I robot attraversano l'Atlantico

Onda su onda, l?oceano porterà i protagonisti della prima traversata robotica della storia da una sponda all?altra dell?Atlantico. Se il tutto funzionerà, gli scienziati avranno a disposizione un nuovo, prezioso strumento di indagine
Onda su onda, l?oceano porterà i protagonisti della prima traversata robotica della storia da una sponda all?altra dell?Atlantico. Se il tutto funzionerà, gli scienziati avranno a disposizione un nuovo, prezioso strumento di indagine

Chi l’ha detto che i droni acquatici debbano necessariamente fare la guerra ? I vascelli-bot partecipanti a Microtransat non sono dotati né di armi né di sistemi di engagement di forze avversarie, pur tuttavia contengono tecnologie sofisticate che permettono loro di navigare, in piena e completa autonomia , per alcuni mesi. O almeno è quello che i ricercatori tentano di ottenere.

una roboat

La competizione, giunta quest’anno alla terza edizione, si terrà tra settembre e ottobre prossimi e vedrà la partecipazione di diverse squadre con i rispettivi auto-vascelli. Il percorso prevede la partenza da Viana do Castelo in Portogallo e la conclusione alla linea di arrivo ideale estesa tra Santa Lucia e Martinique nei Caraibi.

Tra i partecipanti ci sarà anche il team di Pinta , robo-vascello sviluppato presso la Aberystwyth University nel Galles. Pinta pesa 150 chilogrammi, viaggia a un massimo di 4 nodi (7,4 km/h) e ha un costo di assemblaggio calcolato in 3.200 euro. Alimentata esclusivamente dall’energia del vento , i ricercatori sperano si tratti del primo vascello del suo genere in grado di riuscire a traversare l’Atlantico.

Pinta è il risultato del raffinamento di Beagle B , il precedente robot a vela costruito all’ateneo inglese che al confronto costava 10 volte in più, pesava 280 kg ed era meno veloce. Il design di entrambi i vascelli è opera di Mark Neal, professore responsabile del Dipartimento di scienza dei calcolatori dell’istituto.

“Questa è la prima volta che qualcuno prova a navigare un oceano con una barca automatizzata” ha dichiarato Neal riguardo alle sue creazioni. “I grossi problemi della robotica sono attualmente la longevità e la flessibilità in un ambiente complesso” dice il professore, sottolineando: “Qualcosa che è in grado di sopravvivere per due o tre mesi senza la minima assistenza mentre fa qualcosa di utile è una grossa sfida. Se la cosa dovesse riuscire ne sarò estremamente contento”.

L’eventuale successo della spedizione di Pinta e dei suoi compagni di regata transatlantica aprirà la strada, secondo il professore, a un gran numero di applicazioni della robotica al monitoraggio e allo studio delle acque del pianeta . Sensori appositi potrebbero raccogliere e misurare dati sulla quantità di CO2 contenuta negli oceani, l’inquinamento dovuto a sostanze chimiche, la pressione dell’aria, la temperatura, la velocità del vento e qualunque altro genere di informazione scientificamente significativa.

Dati che vengono naturalmente raccolti anche adesso, ma solo grazie all’impiego di spedizioni ed equipaggi umani. L’impiego dei vascelli-bot, continua il professor Neal, offrirebbe un’alternativa molto più economica e flessibile, senza considerare l’enorme vantaggio di una maggiore facilità di controllo da remoto in condizioni ambientali ostili, vista l’assenza di personale a bordo.

E se i robot stanno per imparare a solcare i sette mari, Monty, l’automa con braccia e mano prensile sviluppato dalla società californiana Anybots , dimostra di non voler essere da meno : il robot, controllato – almeno per ora – da remoto, riesce a fare le faccende domestiche controllando a sua volta un altro robot , nella fattispecie Roomba di iRobot, istruendolo a spazzare i pavimenti al suo posto.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 mag 2008
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