Il radar che scova i criminali

Il radar che scova i criminali

Alcuni scienziati americani hanno costruito un dispositivo radar in grado di rilevare presenze umane al di là di pareti anche molto spesse e fino a diversi metri di distanza. Una tecnologia antiprivacy giovane ma molto.. promettente
Alcuni scienziati americani hanno costruito un dispositivo radar in grado di rilevare presenze umane al di là di pareti anche molto spesse e fino a diversi metri di distanza. Una tecnologia antiprivacy giovane ma molto.. promettente


Georgia (USA) – Molto presto i servizi speciali della polizia americana potranno avvalersi di un nuovo e sofisticatissimo strumento per rilevare presenze umane al di là di muri e finestre. La tecnologia, seppure giovane, sembra in grado di “crescere” ancora molto e l’unica speranza, per la privacy, è che rimanga in mani molto “controllate”.

Il dispositivo, chiamato RADAR Flashlight, è per ora a livello di prototipo e verrà testato a lungo nei prossimi sei mesi. I suoi progettisti, tutti ricercatori del Georgia Tech Research Institute (GTRI), sostengono che questo nuovo radar è in grado di segnalare la presenza di persone dietro a pareti spesse fino a 20 cm, discernendo le loro attività respiratorie ed i loro movimenti fino a 3 metri di distanza da un muro.

RADAR Flashlight riconosce gli oggetti che stanno al di là di una parete bombardandoli con uno stretto fascio di energia elettromagnetica: i segnali di ritorno vengono poi letti e visualizzati, attraverso un grafico a barre, su un display LCD.

La tecnologia originaria utilizzata in RADAR Flashlight risale in realtà alla metà degli anni ’80 ed è stata impiegata in operazioni militari per rilevare i segni vitali dei soldati caduti e portare così soccorso ai sopravvissuti.

Secondo Gene Greneker, capo scienziato presso il GTRI, al momento il più grosso problema di questa tecnologia è la sua stessa sensibilità, così elevata da generare spesso falsi allarmi se lo strumento di scansione radar non viene tenuto perfettamente immobile. L’altro limite è dato dal fatto che questa tecnica non funziona con l’acqua o con i materiali conduttori di elettricità, come i metalli.

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Pubblicato il
18 apr 2001
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