Il Web 2.0 è un'idea? No, un trademark

Il Web 2.0 è un'idea? No, un trademark

Il gruppo editoriale O'Reilly si scaglia contro un'organizzazione non profit che ha organizzato una conferenza Web 2.0 in Irlanda. Il termine è un marchio registrato di proprietà di O'Reilly Media
Il gruppo editoriale O'Reilly si scaglia contro un'organizzazione non profit che ha organizzato una conferenza Web 2.0 in Irlanda. Il termine è un marchio registrato di proprietà di O'Reilly Media

Cork (Irlanda) – Un’idea può essere blindata da un trademark ? Pare proprio di sì: gli organizzatori di una conferenza irlandese sul Web 2.0, sponsorizzata dall’organizzazione non profit IT@Cork ed in agenda per il prossimo Giugno, non sapevano che “Web 2.0”, il termine utilizzato dagli specialisti per indicare l’attuale stato evolutivo di Internet, fosse un marchio registrato di proprietà del gruppo editoriale ÒReilly . Ed è per questo che hanno rischiato di finire nei guai.

Gli avvocati di ÒReilly, la settimana scorsa, hanno invitato i responsabili di IT@Cork a “non utilizzare la dicitura Web 2.0”, poiché, come si legge sui blog aziendali , “Web 2.0 è un termine inventato da Dale Dougherty, direttore esecutivo del gruppo ÒReilly”. Tom Raftery , direttore di IT@Cork, è rimasto allibito dalla richiesta dei legali di ÒReilly: “Queste minacce sono un vero anatema su tutta la filosofia del Web 2.0, che si basa sulla condivisione”.

Raftery ha quindi utilizzato il proprio blog per iniziare una protesta online e reclamare il proprio diritto ad utilizzare il termine “Web 2.0”: il tamtam ha quindi raggiunto il celebre blog BoingBoing , tra i più seguiti di tutto il web. La cosiddetta blogosfera si è presto accorta di quanto avvenuto: secondo Raftery, “tantissime persone si sono arrabbiate e la situazione e sfuggita di mano”. Una valanga di critiche rivolte ad ÒReilly, infatti, è apparsa su numerosi blog ed ha costretto i legali dell’editore a chiudere in difesa .

Nel giro di pochi giorni l’editrice ÒReilly ha così deciso di ritrattare e tornare sui propri passi, per minimizzare l'”effetto boomerang” della diffida inviata ad IT@Cork. “Non pretendiamo l’uso esclusivo, in ogni ambito, del termine Web 2.0 “, dicono i portavoce dell’azienda, “ma semplicemente che non venga utilizzato per intitolare conferenze sulle tecnologie digitali, visto che l’organizzazione d’un ciclo d’eventi chiamati Web 2.0 è un servizio offerto dalla nostra azienda”.

Alla fine, il gruppo ÒReilly ha così chiuso un occhio sulla conferenza di IT@Cork, limitandosi ad intimare di “non utilizzare mai più un nostro trademark”. La questione rimane ancora aperta e nonostante la retromarcia di ÒReilly, il futuro riguardo all’uso del termine “Web 2.0” rimane molto incerto. Tom Raftery è convinto che “la forza del cambiamento insita nei blog e nel Web 2.0 costringerà ÒReilly ad abbandonare le rivendicazioni sul marchio: intanto, grazie ai blog, siamo riusciti ad ottenere una piccola vittoria”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 30 mag 2006
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