Il wireless ti sente respirare

Il wireless ti sente respirare

Ricercatori dimostrano che gli strumenti wireless possono essere impiegati anche per rivelare cosa fa una persona dentro una casa, fino al più intimo respiro
Ricercatori dimostrano che gli strumenti wireless possono essere impiegati anche per rivelare cosa fa una persona dentro una casa, fino al più intimo respiro

Un team di ricercatori ha dimostrato che le reti wireless possono essere impiegate per studiare e misurare il respiro. Neal Patwar ha guidato il gruppo di ricercatori dell’Università dello Utah: lavorando su nuovi strumenti hanno notato come la variazione nella forza del segnale della rete wireless possa essere collegata alla variazione nel respiro delle persone nella stanza.

Così i ricercatori hanno iniziato a testare questo tipo di possibilità di impiego per la tecnologia wireless e approntato un esperimento in cui hanno impiegato 20 unità wireless programmate per inviare onde radio a 2,4 gigahertz. Queste hanno costituito una rete wireless disposta in modo tale da misurare, insieme agli strumenti di lettura del segnale, il respiro di 20 pazienti di un ospedale: dopo 30 secondi di dati raccolti, la rete sembra essere riuscita a stimare la frequenza respiratoria con un’accuratezza che si può calcolare entro 0,4 respiri al minuto.

Secondo Patwari questo è conseguente al fatto che il segnale wireless è rallentato dalla sollevazione del petto nel momento dell’espirazione. Per quanto le condizioni possano far variare sia il tempo necessario per la raccolta dei dati raccolti sia la precisione della rilevazione, secondo Patwari la scoperta potrebbe avere diverse applicazioni pratiche.

Se il metodo di rilevazione dovesse essere confermato come efficace, infatti, più che i possibile utilizzi medici, potrebbe avere possibilità di impiego nell’ambito dei sistemi di allarme e dello spionaggio.

Dal momento, d’altronde, che il segnale utilizzato può attraversare i muri può essere impiegato per verificare la presenza di persone all’interno di un’abitazione e i loro movimenti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
3 ott 2011
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