In USA si vuole la banda larga gratis

In USA si vuole la banda larga gratis

Gli operatori mobili non la vogliono, alcuni scalpitano, ma il boss dell'Autorità TLC locale non sembra destinato a recedere. La rete gratis sarà un po' meno veloce delle altre e sarà censurata di default
Gli operatori mobili non la vogliono, alcuni scalpitano, ma il boss dell'Autorità TLC locale non sembra destinato a recedere. La rete gratis sarà un po' meno veloce delle altre e sarà censurata di default

New York – Piove sulla proposta che FCC dovrebbe votare a breve e che va covando da mesi. È una proposta che piace a qualcuno ma indigna tanti altri, quella di una rete wireless più accessibile e aperta , una rete che sfrutti una parte dello spettro delle frequenze non assegnato agli operatori, per fornire servizi di connettività gratuiti. Una rete che, però, sarà off-limits per contenuti controversi, a partire da quelli pornografici.

A volere una rete “free” a cui chiunque possa accedere senza pagare un centesimo è Kevin Martin, chairman uscente dell’Autorità TLC, un politico di matrice repubblicana che lascerà il posto al suo successore dopo l’insediamento a gennaio del neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama, democratico. Martin ci tiene a lasciare il segno e sta spingendo più che può per dar vita ad una “rete wireless nazionale ad accesso gratuito”, come l’ha definita lui stesso.

“Questa iniziativa – ha dichiarato Martin – porta con sé la promessa di un servizio a banda larga gratuito di base per centinaia di migliaia di statunitensi che oggi hanno un accesso limitato o non hanno accesso ad una Internet ad alta velocità. È importante che noi si trovi nuovi e creativi modi per rendere più accessibili i servizi a banda larga, più affidabili e robusti, disponibili in tutto il paese, e questa iniziativa contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo”.

Dal punto di vista operativo, per far sì che la rete si realizzi, vi sarà un’asta per le frequenze condizionata al fatto che chi se le aggiudicherà dovrà dedicarne un quarto per l’uso gratuito da parte dei consumatori. L’operatore, dunque, potrà lucrare sulla parte rimanente dello spettro, che sarà di default più performante della parte gratuita .

Ma free negli States non significa soltanto gratuita , significa anche libera da , in particolare dalla pornografia e da tutti quei contenuti che potrebbero essere considerati inadatti dai minori. L’unico modo in cui la FCC ritiene si possa far passare il concetto della “free nationwide wireless network” è limitare i potenziali danni che un accesso di questo tipo potrebbe creare agli operatori commerciali tradizionali, ed un modo è differenziare il tipo di offerta, impedire che certi contenuti, pur richiesti, circolino all’aperto. E dunque chi vincerà l’asta dovrà garantire che sia tenuta al di fuori di quella rete la pornografia e qualsiasi altro materiale inadatto ai minori .

Non solo, evidentemente. Il fatto di pensare ad una rete spurgata da materiali di questo genere può suscitare un più facile consenso nell’opinione pubblica, che vive ogni giorno gli allarmi dei media sui “pericoli della rete”. In più, pensare ad una internet “libera da” potrebbe agevolare i colleghi di Martin, in particolare due esponenti democratici, nell’optare per il sì, rendendo invece più difficile opporsi all’idea per gli operatori che temono la concorrenza del “free”. Si tratta, peraltro, di una censura parziale: gli utenti registrati al servizio free, se adulti, potranno eseguire l’ opt-out , e dunque successivamente accedere ad una internet senza filtri, o comunque con i soli filtri già imposti a tutti dalle pubbliche autorità.

Il progetto vola alto ma sia il modello di business imposto al vincitore dell’asta, sia la questione della pornografia rischiano di affossarlo. Gli operatori contestano questa politica, sostengono – ad esempio T-Mobile – che quelle frequenze potrebbero sovrapporsi ad altri servizi: la stessa T-Mobile ha investito qualcosa come 4 miliardi di dollari in frequenze contigue a quelle che si vorrebbero assegnare ai servizi free, e teme che questo possa causare danni ai propri investimenti.

Ma se è comprensibile la perplessità di chi ha già investito molto prima che questo modello “free” venisse proposto, e degli operatori mobili che temono di perdere fatturato all’avanzare di servizi wireless distribuiti sui quali non possono esercitare un controllo diretto, è altrettanto comprensibile chi, come M2Z Networks, una startup, veda una grossa opportunità nella novità: la sua speranza è che gli utenti che si doteranno di un router wireless per accedere gratuitamente alla rete vorranno poi passare al servizio di migliore qualità fornito a pagamento dall’operatore.

Non sembrano invece preoccupare Martin le fin qui scarse proteste degli attivisti, che ritengono un errore dar vita ad una rete censurata, seppure “liberabile” con un opt-out. Si vedrà, la partita si gioca in questi giorni ed un voto forse decisivo in FCC potrebbe arrivare il prossimo 18 dicembre. Martin spera di giocarsi un “sì” come regalo di Natale ai cittadini che ancora non hanno avuto accesso alla rete (quasi?) veloce.

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Pubblicato il 3 dic 2008
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