Incidente mortale Tesla, scagionato il pilota automatico

Incidente mortale Tesla, scagionato il pilota automatico

Secondo gli inquirenti il sistema di Autopilot della Tesla S non ha colpa nell'incidente mortale avvenuto lo scorso giugno. La disattenzione è stata del guidatore umano
Secondo gli inquirenti il sistema di Autopilot della Tesla S non ha colpa nell'incidente mortale avvenuto lo scorso giugno. La disattenzione è stata del guidatore umano

Nella breve storia delle auto che si guidano da sole si è già verificato un incidente mortale . Un avvenimento risalente a giugno 2016 che ha coinvolto Joshua Brown, quarantenne residente in Ohio, a bordo della sua Tesla Model S . Durante la corsa su una superstrada a doppia carreggiata, l’auto in quel momento affidata al pilota semiautomatico si è scontrata con un camion causando la morte del passeggero. Ma questo non è stato l’unico incidente avvenuto. In Corea una Tesla ha di recente sfondato un’abitazione; in Germania è stata invece vittima di un testacoda ) di grave entità.

tesla

La gravità dell’incidente dello scorso giugno è bastata per mettere in discussione la funzione di “auto pilotaggio” proposta da Tesla. Sono state prontamente aperte indagini sull’accaduto e avviate una serie di iniziative legali e di sensibilizzazione degli utenti volte a pretendere maggiori garanzie sull’efficacia di questi sistemi.

Tesla, sicura della bontà del suo sistema, si è invece prodigata ad aggiornare il firmware , alzando ulteriormente l’asticella della sicurezza. L’azienda ha riportato invece che si è trattato del primo indicente mortale a fronte di oltre 222 milioni di miglia percorsi con le sue auto dotate di auto pilota.  Ma le indagini non si sono di certo rabbonite per questo. Su Tesla sono caduti gli occhi della Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense interessata a capire l’efficacia del sistema di auto pilotaggio di Tesla e la prontezza con cui è stata data risposta in merito all’incidente accaduto, oltre che del ministero dei trasporti, garante della sicurezza in strada.

Nei giorni scorsi è stata chiusa la valutazione preliminare sull’accaduto da parte del dipartimento dei trasporti. Secondo le autorità non vi sarebbero i presupposti per un ritiro dal mercato dell’auto . Quello di Tesla è da considerarsi come un copilota e non un sistema alternativo di guida. Nel caso specifico, quindi, il guidatore non si è dimostrato solerte, confidando in maniera eccessiva nel computer di bordo.

Il ministro dei trasporti statunitense Anthony Foxx ha sottolineato che i guidatori hanno il dovere di considerare seriamente l’obbligo di mantenere il controllo del veicolo. I produttori devono spiegare inoltre i limiti dei sistemi semiautomatici di guida . Nel caso dell’Autopilot di Tesla il sistema non è stato grado di intercettare un camion che ha invaso la carreggiata di fronte alla vittima. “L’industria dell’auto dev’essere chiara su ciò che la tecnologia fa e su ciò che non fa e comunicarlo in modo chiaro” – ha sostenuto Foxx.

Non è tardata ad arrivare la risposta europea, seppur la diffusione di questi sistemi sia ancora molto limitata (ma ancora per quanto?). In Germania, ad esempio, è stato ampiamente criticato l’utilizzo del termine “Autopilot” che indurrebbe a credere che il guidatore umano si possa affidare completamente all’intervento del computer di bordo. Di fronte a questa ambiguità il governo tedesco ha proibito l’utilizzo del termine, ed è probabile che in futuro questa strada sarà seguita da altre nazioni. Tesla nel frattempo ha dovuto adeguare tutti i suoi materiali di comunicazione.

Più duro invece il Senatore Gary Peters (Michigan): “è importante che i legislatori garantiscano flessibilità e libertà d’innovazione ma devono anche bloccare la tecnologia che non è ancora pronta per essere portata in strada”.  Il livello di sicurezza di Tesla sembra aver raggiunto traguardi elevati. Google , dopo una lunga serie di incidenti , sembrerebbe aver deciso di sospendere la pubblicazione del suo bollettino mensile sulle collisioni (avviato da giugno 2015), dirottando alla pagina del progetto Waymo .

Mirko Zago
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Pubblicato il 20 gen 2017
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