Indicizzazione a pagamento, il dibattito dilaga

Indicizzazione a pagamento, il dibattito dilaga

Fioccano le voci pro e contro la battaglia di Google contro la bozza di legge tedesca sulle indicizzazioni a pagamento. Se Mozilla e gli esperti di copyright teutonici supportano BigG, aumentano, di contro, i paesi che chiedono nuove leggi
Fioccano le voci pro e contro la battaglia di Google contro la bozza di legge tedesca sulle indicizzazioni a pagamento. Se Mozilla e gli esperti di copyright teutonici supportano BigG, aumentano, di contro, i paesi che chiedono nuove leggi

Se il parlamento tedesco sembra non essere ancora giunto a una decisione definitiva circa il progetto di legge che intende costringere Google e gli altri aggregatori a pagare per pubblicare titoli e anteprime delle news, il dibattito all’esterno dei palazzi istituzionali si alimenta di nuovi interventi da ambo le parti.

La battaglia di Google contro un provvedimento ritenuto e sconveniente riceve nuova linfa dal supporto di Mozilla , che ha espresso chiaramente la propria posizione circa la linea politica sulla regolamentazione delle indicizzazioni online in discussione presso il Bundestag.

Denelle Dixon-Thayer, consulente di Mozilla, dichiara sulla pagina ufficiale del blog che “adottare simili regole potrebbe produrre conseguenze negative per gli utenti e per il Web”. Secondo Dixon-Thayer, la legge potrebbe indurre gli aggregatori a rimuovere del tutto i contenuti editoriali dai propri indici , rendendo molto più complicato l’individuazione delle notizie. Imporre restrizioni al flusso di informazioni, siano essi di tipo commerciale, politico o anche legale, continua la rappresentante di Mozilla, restringerebbe i reali benefici che il Web ha da offrire.

Si tratta, a ben vedere, di un pericolo reale, perlomeno stando alle ultime sortite pubbliche di Google in terra francese a proposito della medesima vicenda: se la proposta di legge francese che vorrebbe obbligare i motori di ricerca a pagare per i contenuti pubblicati dovesse essere approvata, dice BigG, l’azienda minaccia di eliminare i siti francesi di notizie dai propri risultati di ricerca.

Una linea improntata all’attacco, quella di Google, che riceve l’appoggio di Igor Barabash , esperto di copyright con base a Monaco per Pinsent Masons, lo studio legale fondatore di Out-Law.com . Barabash definisce “molto intelligente” la campagna di Google lanciata in Germania per sensibilizzare gli utenti sui potenziali pericoli insiti nel provvedimento in discussione. Barabash ha inoltre pubblicizzato il sostegno a Mountain View da parte del Max-Planck-Institute for Intellectual Property and Unfair Competition Law, quello che viene definito “il più grande e probabilmente più importante istituto di ricerca per l’area della scienza legale relativa alla proprietà intellettuale”.

Non mancano tuttavia nuove adesioni all’ iniziativa degli editori europei volta a stabilire una forma di remunerazione per l’indicizzazione dei contenuti online. Anche le associazioni di Portogallo e Svizzera hanno infatti assunto un impegno comune nei confronti dei rispettivi governi ai quali si chiede l’approvazione delle proposte legislative circa il “riequilibrio del Web” e, contestualmente, l’attivazione di una campagna di informazione che tenga aggiornati i cittadini.

Uno sprone per i rappresentati politici arriva anche dalla Federazione italiana editori giornali , che ha invitato il governo guidato da Mario Monti a “prendere posizione varando una legge di tutela dei contenuti online analoga a quella della carta stampata”. Invito che, tuttavia, è stato per il momento accantonato dai principali partiti politici che sostengono l’attuale esecutivo.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
30 nov 2012
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