Intel contro i Fantastici 4

Intel contro i Fantastici 4

Altro che Silver Surfer. L'azienda di Santa Clara si lancia nella lotta ai raggi cosmici. Che, a suo dire, nel futuro condizioneranno non poco la computazione digitale
Altro che Silver Surfer. L'azienda di Santa Clara si lancia nella lotta ai raggi cosmici. Che, a suo dire, nel futuro condizioneranno non poco la computazione digitale

Certo che se quelli di Intel ci avessero pensato prima avrebbero risparmiato a Ben Grimm (alias La Cosa ) un sacco di problemi esistenziali: un rilevatore di raggi cosmici qua , un chippettino là e oggi non avremmo quattro “fantastici” organismi geneticamente modificati a spasso per la Terra. Sempre che il brevetto Intel, approvato pochi giorni fa, funzioni.

Jessica Alba alle prese con un crash del suo PC Secondo Intel, i raggi cosmici – vale a dire la radiazione energetica prodotta da stelle e altri eventi galattici che genera la produzione a cascata di particelle una volta a contatto con l’atmosfera terrestre – sarebbero una causa crescente di problemi computazionali , soprattutto al crescere delle frequenze di esercizio e della miniaturizzazione dei chip che compongono i computer.

Un singolo positrone che entrasse in contatto con una giuntura da pochi nanometri potrebbe compromettere il valore espresso in quel minuscolo registro della CPU, per non parlare di cosa potrebbe accadere ogni volta che un neutrone si infila nel mezzo giga di RAM che equipaggia l’ormai celebre computer della zia. Ma niente paura, con il sistema integrato di rilevazione dei raggi cosmici brevettato da Intel il pericolo sarà scongiurato: quando l’insidioso raggio cosmico tenterà di insinuarsi nel case, ci penserà lui a neutralizzarne gli effetti e restituire una certa logica ai calcoli in corso.

Ovviamente non c’è nessuna macchina anti-raggi cosmici, nessuna tempesta spaziale imbrigliata in una camera di trasformazione per riportare tutto allo stadio iniziale: semplicemente, quando il chip rivelatore dovesse intercettare una nefasta influenza esterna provvederebbe ad attivare un circuito di controllo della coerenza , simile all’ECC integrato nelle memorie di alcuni computer, per riportare tutto nei binari della computazione terrestre.

Non c’è niente da scherzare, comunque: il problema esiste, l’ha certificato pure IBM negli anni novanta, e su ogni 256 mega di memoria si verifica non meno di una volta al mese (ma se il computer sta in una caverna non c’è problema). Con i giga che si sprecano nei desktop e nei laptop moderni, proteggersi dai raggi cosmici è dunque un imperativo categorico. Solo, finito di proteggere il PC, non si potrebbe cominciare a pensare pure a una tuta per redattori impressionabili?

Luca Annunziata

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Pubblicato il
10 mar 2008
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