Intel pronta a bocciare i megahertz

Intel pronta a bocciare i megahertz

Nei prossimi mesi potrebbe arrivare un nuovo modello di denominazione dei processori Intel che, come quello AMD, non riporterà più la mera velocità in megahertz. Tardivi ripensamenti?
Nei prossimi mesi potrebbe arrivare un nuovo modello di denominazione dei processori Intel che, come quello AMD, non riporterà più la mera velocità in megahertz. Tardivi ripensamenti?


Palo Alto (USA) – Con uno storico cambio di rotta, Intel potrebbe presto decidere di abbandonare l’attuale modello di denominazione delle proprie CPU, basato sulla velocità in megahertz, a favore di un indice più attuale e maggiormente comprensibile ai consumatori.

Stando a fonti vicine al colosso di Santa Clara riprese da Cnet, Intel potrebbe introdurre le nuove definizioni di modello a partire dal lancio di Dothan, nome in codice della prossima versione del processore a basso consumo Pentium M. Il nuovo schema potrebbe poi essere esteso, già a partire da questa estate, anche alla famiglia di Pentium 4 e Celeron.

Intel, che per il momento non ha smentito queste voci, sembra dunque pronta ad accantonare i megahertz come unico indice prestazionale e, seguendo le orme di AMD, sostituirli o affiancarli con un indice, probabilmente numerico, che rifletta in modo più semplice, immediato e preciso la reale classe di performance di una CPU.

AMD ha smesso di utilizzare i megahertz per denominare i vari modelli di Athlon a partire dal tardo 2001: gli Athlon XP e gli Athlon 64, come noto, adottano indici prestazionali (ad esempio, “3000+”) che non esprimono l’effettiva frequenza di clock della CPU ma, invece, un valore da comparare con le prestazioni di un Athlon di seconda generazione o, anche se AMD non lo ha mai ufficialmente detto, a quelle di un Pentium 4. Il chipmaker di Sunnyvale ha tagliato anche l’ultimo legame con le numerazioni espresse in megahertz con il debutto degli Opteron e degli Athlon 64 FX, processori identificati rispettivamente da numeri di tre e due cifre.

AMD afferma da tempo che il concetto di megahertz non può più essere preso come unità di misura delle prestazioni di un processore x86 compatibile. Per molti anni, AMD ed Intel hanno adottato architetture simili, così che la differenza fondamentale fra i rispettivi chip consisteva nella frequenza di clock. Con l’avvento dei processori Athlon e Pentium 4 le architetture dei due chipmaker hanno però preso strade fondamentalmente divergenti: basti pensare che un Athlon 64 3400+ ha un clock di “soli” 2,2 GHz.

Un indice prestazionale al passo con i tempi deve tenere conto, secondo gli esperti, di molti altri fattori oltre alla frequenza di clock, fra cui la dimensione della cache e la frequenza del bus.

Qualche tempo fa AMD propose un sistema che prendesse in considerazione le operazioni eseguite da un chip per singolo ciclo di clock: a suo dire, infatti, un Athlon esegue più istruzioni per ogni ciclo rispetto ad un Pentium 4 di pari frequenza. Una soluzione molto simile a questa fu proposta anche per comparare le prestazioni fra le CPU prodotte da IBM e Motorola per i Mac.

Per Intel il problema della “svalutazione” dei megahertz si è fatta particolarmente sentire con il debutto del Pentium M, un processore che, grazie alle ottimizzazioni introdotte a livello architetturale, gira a frequenze di clock sensibilmente più basse rispetto ad un P4 con simili prestazioni. Questa disparità è destinata a farsi ancora più ampia con l’arrivo, ormai imminente, di Dothan.

Per fare un esempio, mentre l’attuale generazione di Pentium M ha frequenze di clock comprese fra 1,4 GHz e 1,7 GHz, i P4 vanno da 2,4 GHz a 3,4 GHz. Intel sostiene che un Pentium M a 1,6 GHz fornisce all’incirca le stesse performance di un P4 a 2,4 GHz.

Per promuovere i suoi nuovi chip, dunque, Intel sembra suo malgrado costretta a seguire i passi della propria avversaria e convincere i consumatori che un chip può essere più veloce di un altro anche se gira ad una frequenza di clock inferiore. Parole già pronunciate, appunto, da AMD…

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Pubblicato il 15 mar 2004
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