Intel svela il notebook Speedy Gonzales

Intel svela il notebook Speedy Gonzales

Il chipmaker di Santa Clara ha mostrato all'opera una nuova tecnologia di caching che sfrutta una memoria flash per velocizzare il caricamento del sistema operativo e delle applicazioni e per ridurre i consumi energetici dei portatili
Il chipmaker di Santa Clara ha mostrato all'opera una nuova tecnologia di caching che sfrutta una memoria flash per velocizzare il caricamento del sistema operativo e delle applicazioni e per ridurre i consumi energetici dei portatili


Taipei (Taiwan) – Il sogno cullato da Samsung, che vede gli hard disk soppiantati dalle memorie flash , è ancora ben lungi dall’avverarsi, ma Intel ha mostrato una tecnologia di caching che potrebbe fare da anticamera all’avvento, sul mercato di PC e laptop, dei dischi a stato solido .

Chiamata con il nome in codice di Robson , la tecnologia di Intel utilizza una memoria di tipo NAND flash per ridurre sensibilmente sia il caricamento del sistema operativo che l’avvio delle applicazioni. Il concetto alla base di Robson è simile, anche se non identico, a quello delle memorie cache : “parcheggiare” i dati e le applicazioni utilizzati più di frequente su di una memoria temporanea, in questo caso di tipo flash, che permetta di recuperare le informazioni in tempi inferiori a quelli permessi da un hard disk.

Sebbene una memoria flash non possa competere, in velocità, con i tradizionali buffer degli hard disk, il suo costo è decisamente inferiore e, in più, offre il vantaggio di poter conservare i dati anche a computer spento. Questa caratteristica è proprio ciò che permette alla tecnologia Robson di velocizzare l’avvio di Windows: prima dello spegnimento del sistema, infatti, il software di gestione registra sulla memoria cache alcune delle porzioni del sistema operativo che vengono caricate in fase di boot.

Intel ha spiegato che nei notebook, primi beneficiari della sua tecnologia, Robson è anche in grado di prolungare la durata delle batterie: minori accessi al disco, infatti, si traducono in minor consumo di corrente.

Almeno per il momento Intel non sembra intenzionata a mandare in pensione i drive magnetici, e questo per almeno due buoni motivi: l’ancor scarsa densità di memorizzazione delle memorie flash, oggi reperibili con tagli massimi di 4 GB, e il loro ancora elevato costo per megabyte. Il colosso di Santa Clara ritiene che il compromesso migliore sia al momento rappresentato dall’uso sinergico di memorie flash e hard disk. Sembra pensarla così anche una partner di vecchia data del chipmaker californiano, Microsoft , che lo scorso anno ha svelato una funzionalità di Longhorn capace di gestire cache basate su memorie flash. All’epoca, il big di Redmond ha proposto l’integrazione di tali cache direttamente all’interno dei dischi fissi, ma questo non è indispensabile per il buon funzionamento della tecnologia: Robson potrebbe infatti sfruttare proprio le peculiarità del futuro Windows Vista.

Intel ha mostrato il primo notebook basato su di un prototipo di Robson durante il suo recente Developer Forum di Taipei: il portatile, che conteneva 128 MB di memoria flash, è stato in grado di avviare Windows in pochi secondi e di caricare applicazioni piuttosto pesanti, come Adobe Reader e Quicken, con una velocità dalle 3 alle 15 volte superiore rispetto a quella tipica. La memoria flash del notebook può essere sostituita per mezzo di speciali schede ed espansa fino a 4 GB: è chiaro che maggiore è la quantità di cache a disposizione, maggiore è il numero di applicazioni che possono trarre vantaggio da Robson.

Il chipmaker non ha specificato se e quando la propria tecnologia raggiungerà gli scaffali dei negozi, ma è probabile che la sua eventuale commercializzazione possa avvenire dopo il lancio di Windows Vista.

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Pubblicato il
19 ott 2005
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