Intervista/ Milio sull'editoria: legge da abrogare

Intervista/ Milio sull'editoria: legge da abrogare

Il senatore radicale attacca la nuova legge: finisce la libertà dell'informazione online. Secondo Milio si attua l'assoggettamento delle attività Internet alle logiche corporativistiche che regnano fuori dalla Rete
Il senatore radicale attacca la nuova legge: finisce la libertà dell'informazione online. Secondo Milio si attua l'assoggettamento delle attività Internet alle logiche corporativistiche che regnano fuori dalla Rete

Roma – Da molti anni i radicali si battono per abbattere l’Ordine dei giornalisti, oggetto persino di un referendum che ha fallito nel suo scopo per il mancato raggiungimento del quorum. In queste ore, esponenti della Lista Bonino tornano a far sentire la propria voce sulla questione della censura online e della nuova legge sull’editoria. Abbiamo dunque intervistato Pietro Milio, senatore della Lista Pannella da sempre contrario alle censure corporative che si è battuto in Senato per cercare di ostacolare il passaggio della nuova legge.

Punto Informatico: La nuova legge sull’editoria sembra fatta apposta per mettere sotto controllo chi fa informazione in Rete, quindi praticamente tutti i siti se non anche newsgroup ed altri ambienti dove l’informazione online si sviluppa. Come valuta la legge?

Milio: Il giudizio mio e della Lista Bonino su questa legge è decisamente negativo. Siamo di fronte all’ennesima ripetizione e riproduzione del meccanismo di concessione di contributi e di ricorso all’assistenzialismo pubblico con un obiettivo preciso: assoggettare l’informazione on line alle stesse regole stataliste, antiliberali e corporative che già limitano fortemente la libertà di stampa sui supporti tradizionali.

PI: Il segretario del sindacato dei giornalisti, Paolo Serventi Longhi, ha sostenuto che con questa legge finisce “l’anarchia” dell’informazione online. Condivide questa visione?

M: Più che l’anarchia, finisce la libertà dell’informazione online, il che è ben diverso. Internet rappresentava, parliamo ormai al passato, un territorio libero da quei vincoli statalisti che caratterizzano l’informazione off line italiana. Rappresentava nuove occasioni ed opportunità di lavoro, ma anche di vita per gli italiani. Questa legge ha voluto por fine proprio a questo. Ma il tentativo di imbrigliare l’informazione su Internet “in un solo paese” è destinato al fallimento. Tuttavia, la libera informazione on line italiana rischia di subire intollerabili censure.

PI: I radicali da decenni si battono per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti. A suo parere si può interpretare la legge come un nuovo mezzo per estendere i potere della corporazione dei giornalisti e degli editori?

M: Ma è evidente! I politici italiani, e lo abbiamo già visto sulla legge sui nomi a dominio, continuano a voler applicare all’online le logiche stataliste e corporative che hanno governato l’off line. E ‘ un vizio culturale. Ed è difficile da rimuovere. Quello che la classe politica italiana, tutta intera, da destra a sinistra, e lo posso testimoniare con cognizione di causa, sta facendo in materia di Internet è la chiara dimostrazione che manca assolutamente di una formazione liberale. Sono letteralmente terrorizzati che qualsiasi cosa possa svilupparsi e crescere al fuori del loro controllo.

PI: La petizione per l’abrogazione di questa legge lanciata da Punto Informatico e da migliaia di siti italiani ha ormai superato i 23mila sottoscrittori. Pensa che i parlamentari della Lista Bonino che verranno eletti il prossimo 13 giugno cercheranno di “far fuori” questa legge o quantomeno di riformarla? Può diventare una priorità?

M: Lo è già. I deputati radicali al parlamento europeo della Lista Bonino presenteranno infatti nei prossimi giorni un’interrogazione ai Commissari Bolkenstine e Monti per sapere se la nuova legge sull’editoria non sia contraria alle norme sul mercato unico e non penalizzi le imprese italiane dell’informazione on line e se, quindi, non si renda necessaria l’apertura dell’ennesima procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.

Intervista a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
12 apr 2001
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