Non sono blogger militanti prezzolati , ma autentici impiegati del servizio segreto israeliano Shin Bet : tenteranno di convincere i navigatori che il loro lavoro è quello che sognano tutti.
Niente inseguimenti, niente conflitti a fuoco, nessuna missione impossibile: i quattro neo-blogger, che si nascondono dietro uno pseudonimo e non mostrano la faccia in pubblico, raccontano storie tutto sommato comuni e banali . Si torna a casa presto, si passa molto tempo con la propria famiglia: si viene pagati in orario tutti i mesi e il salario è buono.
Qualcuno arriva pure a lamentarsi : come A , programmatore, che si dice deluso di non aver potuto entrare in possesso di una bella sirena da piazzare la mattina sul tetto della macchina, così da scavalcare il traffico dei pendolari. E poi c’è H , che è triste perché non può raccontare i dettagli del suo lavoro al marito, e che deve spesso accampare scuse per non svelare che mestiere fa durante le riunioni di famiglia.
Il risultato, a detta di qualcuno , non è proprio esaltante. Anche se gli hobby dei quattro agenti, appassionati di sport o di celebri serie TV, possono avvicinarli alla figura dell’uomo comune, la assoluta mancanza di fascino delle storie casalinghe che vengono narrate – accusa qualcuno – potrebbe distruggere lentamente l’immaginario di una generazione, costruito attorno ai romanzi di Ian Fleming e Robert Ludlum. ( L.A. )