Italia, spesa telefonica sempre in crescita

Italia, spesa telefonica sempre in crescita

Forse senza rendersene conto, gli italiani aumentano di anno in anno il budget da stanziare per sostenere i costi delle telecomunicazioni
Forse senza rendersene conto, gli italiani aumentano di anno in anno il budget da stanziare per sostenere i costi delle telecomunicazioni


Milano – 16.173 milioni di euro. Non si tratta delle cifre ipotizzate per la nuova Legge Finanziaria, ma della spesa complessiva sostenuta, per servizi di telefonia mobile e fissa, dagli italiani nel primo semestre del 2005.
Lo ha dichiarato l’Osservatorio Smau sul mercato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione del Centro Studi Promotor , rilevando che tale valore, confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno, è cresciuto del 5,4%.

I dati saranno stati presentati in occasione della conferenza stampa del salone dell’Ict Smau 2005 , evento che avrà luogo a Milano dal 19 al 23 ottobre. Le cifre dichiarate fanno riferimento solamente alle spese per servizi telefonici e non comprendono altri servizi, come l’acquisto di prodotti.

I motivi della crescita sono legati agli importanti volumi generati dai servizi mobili, incrementati dell’11,1% (il relativo giro d’affari è pari a 7.591 milioni). Un’impennata più decisa della crescita registrata dal mercato della telefonia fissa (8.582 milioni di spesa, + 0,9% rispetto al 2004), testimoniata anche dai volumi che riguardano i nostri operatori di telefonia mobile.

Significativi i numeri della “matricola” TRE , che conta in Italia 4,5 milioni di clienti raggiunti in tre anni, su un totale mondiale (relativo al gruppo multinazionale cinese Hutchinson Wampoa ) di 10 milioni.

La principale area di innovazione nei servizi di telecomunicazione resta comunque la banda larga, secondo il rapporto di Promotor. Nel primo semestre, il numero di linee attivate è giunto a quota 5,7 milioni: un milione in più rispetto alla fine del 2004.

Un “successo” ragionevolmente correlato alla riduzione delle tariffe praticate dai provider e all’aumento di velocità applicato fin dai contratti di base. Un piccolo passo verso la riduzione del “digital divide”?

Dario Bonacina

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Pubblicato il
13 ott 2005
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